PRIMA PAGINA-Dalla cittadinanza al canone Rai è alta tensione al governo
La scorsa settimana il rinnovo dei vertici dell’informazione pubblica ha diviso l’opposizione, adesso il canone Rai rischia di creare crepe nella maggioranza. Come già accaduto prima dell’estate, la Lega ha infatti rilanciato l’idea di intervenire con un taglio dell’imposta, una riduzione progressiva per poi giungere, in cinque anni, alla sua definitiva abrogazione. Il tutto accompagnato da un innalzamento dei tetti pubblicitari, per far fronte ai mancati introiti. L’occasione per la riproposizione della questione è stata fornita dall’avvio dell’iter parlamentare della riforma della Rai che prende il via oggi al Senato. Proprio a ridosso del voto dei componenti del cda di nomina parlamentare, il forzista Claudio Fazzone, presidente dell’ottava commissione di Palazzo Madama – tra le cui competenze ricade anche il settore delle comunicazioni -, ha infatti annunciato la calendarizzazione dei disegni di legge relativi alla nuova governance Rai. Ovviamente, nel rimettere mano all’organizzazione complessiva del servizio radiotelevisivo pubblico, anche il tema del canone risulta assolutamente attinente. Tant’è che la senatrice leghista Mara Bizzotto, prima firmataria di uno dei testi sulla riforma della Rai, è subito tornata sulla questione dell’abolizione del canone, definendola come “una battaglia di giustizia e di libertà che la Lega porta avanti da anni: oggi, con un governo di centrodestra, ci sono le condizioni giuste per cancellare la tassa più odiata dagli italiani”. Che il canone sia una delle imposte più odiate è probabilmente vero, ma che quella attuale sia la migliore compagine governativa per la sua abolizione è quantomeno un miraggio. Anzi, dagli ambienti di Forza Italia avranno interpretato queste parole come bestemmie. Già a luglio quando la Lega lanciò questa ipotesi ci fu un duro scontro tra Antonio Tajani e Matteo Salvini. È chiaro che nel momento in cui si lega l’abolizione del canone all’incremento dei tetti pubblicitari della Rai di fatto si agevola la concorrenza a Mediaset, cosa che certamente non sarebbe gradita alla famiglia Berlusconi. Eppure, la scorsa settimana è stato proprio il leader leghista a riproporre la questione, senza dubbio ben conscio di scatenare i malumori azzurri. Ma Rai a parte, Salvini ha posto anche un altro tema decisamente delicato, questa volta per l’altro partito suo alleato, Fratelli d’Italia. A proposito del caso del dossieraggio abusivo operato illegalmente dal finanziere Pasquale Striano, del quale la Lega e il suo leader risultano tra le vittime, Salvini ha rilanciato la proposta di istituire un’apposita commissione d’inchiesta. Non è la prima volta che se ne parla. Quando scoppiò il caso sul quale indaga la procura di Perugia ben due ministri, Carlo Nordio e Guido Crosetto, proposero una commissione ad hoc, ma poi prevalse la volontà di Palazzo Chigi che ad occuparsi dell’affaire Striano fosse la commissione parlamentare Antimafia, guidata dalla fedelissima Chiara Colosimo, che ha immediatamente avviato una serie di audizioni e che ancora opera, in concomitanza con il lavoro della magistratura, per far luce su quanto accaduto. Da allora nessuno ha più chiesto una commissione d’inchiesta, almeno fino a pochi giorni fa quando a farlo è stato Salvini, di certo consapevole che la sua proposta avrebbe provocato dei mal di pancia, proprio come quella sul canone Rai. D’altronde, che lo stato dei rapporti in maggioranza non sia proprio idilliaco è chiaro già da un po’, come dimostra il caos che ha scatenato – e che ancora è ben lungi dal rientrare – la proposta di Forza Italia sullo ius scholae che continua a suscitare malessere tra gli alleati di governo. Al pari di un altro dossier caldo, quello sull’autonomia differenziata. Il governatore della Calabria, Roberto Occhiuto, fin dal primo momento scettico sulla riforma, è tornato a chiedere cautela. La sua idea è quella di definire i Lep prima dell’entrata in vigore delle nuove norme, ma Salvini non ci sta e ha ricordato come la legge sia stata approvata anche con i voti di Forza Italia. Infine, sullo sfondo si registra un nuovo battibecco tra il numero uno della Lega e quello forzista, questa volta sul successo elettorale dell’estrema destra in Austria rispetto al quale Tajani ha sottolineato la necessità di respingere ogni “rigurgito neonazista”. La replica di Salvini in difesa del partito alleato all’Europarlamento non si è fatta attendere: “o c’è qualcuno che dorme male, che mangia pesante, perché non penso ci sia l’allarme neonazista in Francia, o in Germania, in Austria e in Olanda. Quando i cittadini votano bisogna rispettare il voto popolare”, ha chiosato.
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