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Caso WADA-Sinner, la critica anche dal New York Times: “atleti dopati alle Olimpiadi”

di Redazione -


Sulla vicenda WADA-Sinner arriva anche la “critica” del New York Times. L’agenzia mondiale antidoping (WADA) ha annunciato appena qualche giorno fa di aver fatto appello al TAS di Losanna a seguito dell’assoluzione di Jannik Sinner per il caso Clostebol. La WADA ha chiesto per Sinner uno stop di uno-due anni di squalifica. In precedenza l’International Tennis Integrity Agency (ITIA) aveva prosciolto il numero uno del ranking mondiale dall’accusa di doping (non riscontrando colpa né negligenza) dopo che lo scorso marzo era risultato positivo a un test anti-doping.

Quello della WADA, agenzia più volte contestata e al centro di polemiche per altri casi di doping, sembrerebbe un vero e proprio atto politico contro il numero uno al mondo. Ed è il New York Times a tornare sulle vicissitudini della WADA, criticando l’agenzia mondiale anti doping e citando alcuni fatti accaduti negli ultimi mesi.

Prima del caso Sinner, poco prima delle Olimpiadi di Parigi, l’Agenzia Mondiale Antidoping (WADA) ha scoperto gravi problemi nei suoi database, racconta il New York Times, che hanno portato alla corruzione o perdita di dati relativi a oltre 2.000 casi. Di questi, più di 900 risultati di test antidoping erano spariti. Questo ha sollevato preoccupazioni tra i funzionari sul monitoraggio degli atleti sospettati di doping, con il rischio che alcuni potessero gareggiare senza essere adeguatamente indagati.

Durante una riunione a maggio, gli avvocati della WADA hanno ammesso che i problemi erano più profondi del previsto, e l’agenzia non poteva più determinare con precisione quali casi dovessero essere seguiti. Alcuni funzionari, continua il giornale americano, temevano che le carenze del sistema avrebbero consentito ad atleti dopati di partecipare alle Olimpiadi, fornendo ulteriori argomenti ai critici della WADA.

Nonostante la gravità della situazione, l’agenzia ha minimizzato l’importanza del problema, descrivendolo come una “questione tecnica temporanea” risolta con successo nei mesi successivi. Secondo la WADA, il dipartimento IT ha lavorato per ripristinare l’efficienza del sistema, permettendo di tracciare i casi tramite altri database.

La WADA ha dichiarato che, nonostante i problemi, è riuscita a monitorare tutti gli atleti sospetti, assicurando che nessuno coinvolto in indagini sul doping abbia gareggiato alle Olimpiadi. Tuttavia, conclude il New York Times, la gestione di questi problemi e la mancata divulgazione completa della situazione hanno alimentato dubbi sulla capacità dell’agenzia di mantenere il controllo sul suo crescente carico di lavoro e di garantire l’integrità delle competizioni sportive.


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