Politica

Consulta e referendum sull’Autonomia: il campo largo sepolto

di Ivano Tolettini -


Non sappiamo, come ripete convinto il ministro Calderoli, se i quesiti sui due referendum sull’Autonomia differenziata presentati nei giorni scorsi alla Cassazione dalle opposizioni (unite) e da cinque regioni di centrosinistra saranno giudicati inammissibili dalla Corte Costituzionale tra un paio di mesi – si riunirà a novembre e non a febbraio -, di sicuro lo scoglio più arduo sarà quello del quorum, perché bisognerà convincere 24 milioni di italiani a entrare in cabina. Obiettivo non semplice, anche se il segretario della Cgil, Maurizio Landini, uno dei promotori della raccolta delle firme è sicuro di mobilitare addirittura 25 milioni per quello che auspica un referendum day, qualora la Consulta ammettesse anche i quesiti per modificare la legge sulla cittadinanza e il jobs act. Ma il deposito del milione e 300 mila autografi, favorito per la prima volta dalla possibilità di raccogliergli tramite il web, sancisce in maniera plastica, come si vede nella fotografia scattata ai promotori sulla scalinata del Palazzaccio, la crisi del campo largo perché la segretaria del Pd, Elly Schlein, e il leader del M5S, il mitico Giuseppi di trumpiana memoria, non sono mai stati così lontani. A certificare la spaccatura tra le due principali forze dell’opposizione al governo Meloni la politica estera con la guerra in Ucraina, dove emergono le distanze nel campo dei valori, le strategie e gli obiettivi.

Referendum sull’Autonomia e la maretta Schlein Conte

Così se da una parte per questa settimana il ministro degli Affari regionali e delle Autonomie, Roberto Calderoli, ha convocato i rappresentanti di Veneto, Liguria, Lombardia e Piemonte, che hanno chiesto il trasferimento delle materie no Lep, per avviare le trattative nel tentativo di attuare in concreto il regionalismo di matrice leghista, dall’altra parte le opposizioni in Parlamento, cui si sono aggiunte le Acli e la Cgil, puntano sulla campagna per l’abrogazione di quella che definiscono la legge spacca-Italia per serrare le fila di fronte a scelte laceranti al cospetto di una maggioranza che, sebbene qualche problema lo abbia al suo interno, pensiamo alla questione dello ius scholae caldeggiato da FI, è pur sempre tonica con la premier Meloni che continua ad essere premiata dai sondaggi. Il nodo cruciale, ammesso che la Consulta dia il via libera al doppio quesito, sarà convincere gli italiani a recarsi alle urne la prossima primavera. “L’esaltazione di questa proposta di referendum cozza contro 2 milioni 328 mila voti dei veneti che sono andati a votare, non on line – sottolinea polemico il governatore Luca Zaia -, ma andando ai seggi il 22 ottobre 2017 per dire che volevano attivare il percorso dell’autonomia, che non è per i veneti, ma per l’Italia e che non lascia indietro nessuno”.

La polarizzazione del dibattito sull’autonomia secondo la Lega è stata creata ad arte per innalzare una barriera ideologica a una riforma che vuole modernizzare il Paese. “Il federalismo è anche nel Pnrr”, osserva il deputato Alberto Stefani, segretario leghista del Veneto, mentre gli replica Giuseppe Conte che “il grande successo della raccolta delle firme per la consultazione referendaria testimonia la sensibilità dei cittadini che vogliono contrastare questo progetto che frammenta l’Italia”. Poco lontana, ma a debita distanza visto che i due si salutano solo con un cenno di mano, Elly Schlein rassicura che “la mobilitazione continuerà e si intensificherà in vista della consultazione che siamo convinti ci sarà”. Intanto, non c’è pace nel Pd perché l’ex sindaco di Firenze ed europarlamentare Dario Nardella, sta mettendo a punto una nuova corrente d’intesa con Roberto Speranza degli ex Articolo 1 e pezzi di AreaDem per “aggregare anime diverse”. Se ne sentiva la mancanza. Insomma, tra un’intesa di facciata – poiché Schlein e Conte non si parlano – per il deposito delle firme di un campo largo che nei fatti non esiste più, basti analizzare il comportamento di Pd e M5S la scorsa settimana nella votazione del nuovo consiglio d’amministrazione Rai, che nominerà Giampaolo Rossi nuovo ad e Simona Agnes presidente, e il progetto sullo ius scholae degli azzurri (tra di loro non tutti sono allineati) che anche sulla riforma dell’Autonomia hanno però una posizione divergente che potrebbe rallentare l’iter attuativo tra i mal di pancia leghisti, la presidente del Consiglio Meloni rientrata dagli Stati Uniti dopo l’intervento alle Nazioni Unite e il premio ricevuto dalle mani di Elon Musk, ripete che “il governo mantiene il patto con gli italiani” ed “abbiamo riacceso i fari sugli investimenti stranieri in Italia”. E le intenzioni di voto lo certificano.


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