I POTERI CORTI – L’imprenditore? Un mostro
Oggi non parlerò di come il piccolo, ma anche il grande imprenditore (in senso di dimensione di impresa), siano considerati dei “mostri sociali”, secondo la diffusa convinzione che induce a ritenere chi ce l’ha fatta uno che ha rubato, evaso, “intrallazzato” oppure ha avuto il suo santo in paradiso. Prendo le distanze da queste conclusioni da italiano medio (forse da dito medio) che, come diceva Montanelli: “se vede passare una macchina di lusso, vorrebbe tagliarle le gomme, più che averla”.
No, vorrei parlare di come oggi, per fare impresa, siano necessarie una cultura, una conoscenza e una competenza fuori dal comune che, paradossalmente, nessuno insegna, se non la vita.
L’ho detto più volte e lo ribadisco: fare un bel prodotto ed essere buoni “manovali”, oppure vendere e amministrare ordinariamente non basta più
Oggi, un imprenditore che vuole sopravvivere deve correre ed essere così velocemente camaleontico da cambiarsi le vesti in “un click”: un po’ antropologo e sociologo, per capire le tendenze delle persone e delle società; all’occorrenza filosofo, per trovare archetipi e storie nuove da raccontare; capace di essere stratega e al contempo pragmatico, cioè capace di mettere a terra tutto e fare esecuzione e attuazione; un po’ venditore, per proporre il suo sistema; abbastanza empatico, per capire i problemi dei suoi collaboratori e fornitori; sufficientemente tecnico e ingegnere quando serve; competente, se non addirittura esperto, di tecnologia più o meno avanzata; per non parlare di comunicazione e finanza, la prima, ormai vero nuovo prodotto, la seconda essenziale per un’azienda che ha sempre meno margini e pagamenti a “babbo morto”.
Vi sono poi l’organizzazione e i sistemi di gestione, tutta la parte fiscale e legale (se vuole evitare giudici o una PA complessa come la nostra) e altro ancora a seconda di settori, luoghi, situazioni.
Tutto ciò non è legato da nessun filo conduttore formativo: vai a scuola; fai dei corsi verticali su argomenti; ti confronti con tanti soggetti; trovi storie e leggi libri di chi ce l’ha fatta; ti fai aiutare da tecnologie; rubi informazioni qui e là tra pubblico e privato ma, soprattutto, ci sbatti la testa, il grugno e diciamola tutta, ti sacrifichi, mettendo in secondo piano famiglia, figli, hobby, riposo, svago, in altre parole te stesso.
Allora, cari amici, c’è un cerbero da affrontare: un governo che mette al centro la formazione, sin da piccoli, per fare impresa; un sistema di operatori di settore più o meno collegati (corpi intermedi, università, istituzioni, terziario avanzato etc), che dovrebbero rendersi disponibili ad affiancare chi vuole fare e, soprattutto, noi cittadini, nemici di un imprenditore che, se proprio non ci piace, almeno non dovrebbe vedersi tagliare le gomme, anche perché in quell’auto, un giorno, potrebbero aver bisogno di salire anche i nostri figli.
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