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A Milano fashion fa rima con inclusivo e solidale

di Francesca Marotta -


Non è mancato il sogno all’ultima edizione della Milano Fashion Week Primavera Estate 2025 conclusa lo scorso 23 settembre.
Accanto alle grandi griffe, che hanno portato sulle passerelle di Milano mise che confermano il loro ruolo indiscusso di icone del fashion system Made in Italy, si sono fatti notare anche i nuovi talenti.
Le nuove firme, seppure in sordina, hanno aggiunto nuova linfa a un settore che, nelle ultime edizioni, cerca di soddisfare il desiderio di indossare qualcosa di “normale”.
Un desiderio di tornare al quotidiano che per le giovani si traduce nel trend “demure”, riservato e discreto, che fa da contraltare al quite luxury, il cosiddetto “finto povero”, dove a farla da padrone sono indumenti preziosi dalle linee morbide e sartoriali, confezionati in modo accurato e artigianale, il cosiddetto “bello e ben fatto” all’italiana, con loghi ed etichette ben nascoste ma che trasudano lusso e preziosità. Chi riesce molto bene a soddisfare il desiderio di raffinatezza e garbo è il direttore creativo di Gucci Sabato De Sarno, che ha fatto sfilare la sartorialità pura con piccoli dettagli “sovversivi” che evocano una dimensione onirica, come il cappotto di foggia maschile dal taglio impeccabile tempestato di schegge di luce.

A fare da contraltare a questi filoni che voglio soddisfare il desiderio dilagante di consuetudine e di portabilità, sono state le firme emergenti, che hanno portato all’attenzione internazionale le loro produzioni creative e originali, libere dagli schemi. Al centro di ogni progetto l’idea che lo stile non sia statico, ma un vero e proprio atto di apertura più ampio, che guarda oltre i confini nazionali. Particolarmente interessante in questo senso è stata la nuova edizione di Milano Fashion Day, che ha proposto i défilé creativi e colorati di stilisti provenienti da ogni parte del pianeta, e di designer italiani come Anna Rock, che ha presentato la sua nuova collezione in collaborazione con Zavyla Perfumes per aggiungere un insolito tocco profumato alla sfilata.
Ha suscitato particolare interesse la sfilata “Queen of the Castle” di Hnia Harrati, un evento che è andato ben oltre la moda e lo stile, abbracciando temi di inclusione, integrazione e celebrazione della libertà femminile, con la passerella diventata un luogo di riflessione e confronto, dove l’eleganza ha incontrato il messaggio di uguaglianza e sguardo su chi è in difficoltà.
La stilista è una designer di moda con radici profonde nel Marocco, che ha trovato il suo rifugio creativo nel cuore pulsante del capoluogo lombardo. Ogni capo visto in passerella è un pezzo unico, espressione della fusione tra passato e futuro, impreziosito da cromie vivide e materiali rigorosamente di qualità italiana, che non conoscono confini estetici e geografici.

Significativa è stata la presenza in passerella di modelle provenienti da ogni angolo del mondo, come Russia, Ucraina, Israele, Paesi del Maghreb, Italia, Cina e Kazakistan, a simboleggiare l’incontro tra diverse culture e la forza dell’integrazione. «Credo che la moda sia un ponte tra mondi, capace di veicolare valori universali come l’accoglienza e l’inclusione», ha dichiarato la designer. «Mostrare i miei abiti senza confini culturali ed estetici a Milano ha per me un significato personale profondo. Tanti anni fa, io e mia madre, immigrate dall’Africa, senza punti di riferimento e sicurezze, passammo qui una notte all’addiaccio, in attesa che aprisse il consolato al quale rivolgerci per avere assistenza. Oggi questa città non solo mi accoglie ma è diventata la casa del mio impegno creativo. I miei vestiti dicono alle donne che prima di ogni altra cosa viene la loro libertà di scelta».

Due momenti di discussione hanno offerto ulteriori spunti di riflessione. Il primo, intitolato “La moda che unisce – Multiculturalità e integrazione”, ha visto la partecipazione delle autorità del mondo diplomatico e istituzionale. Tra questi, il Console Generale del Regno del Marocco a Milano, Mohamd Lakhal, che ha messo in luce quanto «sia importante lavorare per creare connessioni tra le culture. Deve essere uno forzo della diplomazia che trova un grande supporto in iniziative di questo genere».
La Console d’Egitto a Milano, Manal Abdeldayem da parte sua ha sottolineato come «La creatività femminile riesce a essere un grande veicolo di incontro».

Il talk “Il coraggio di rialzarsi – Empowerment femminile e lotta alla violenza di genere” ha invece coinvolto attivisti e rappresentanti di associazioni impegnate nella tutela delle donne.
Particolare attenzione è stata rivolta al tema della violenza contro le donne, una questione cara alla stilista, che si è esibita in una toccante performance finale durante la quale ha preso per mano una sua modella, segnata da una storia personale di violenze subite, e ha lanciato nell’acqua che circondava la pedana su cui hanno sfilato le mannequin un nastro rosso, simbolo della sofferenza, ma anche del riscatto che unisce tutte le donne.
La moda che avanza, insomma, è anche impegno sociale, aiuto per i meno fortunati. E fa sognare un mondo più solidale.


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