Zero in condotta per la sinistra
Si fa un gran parlare del ripristino del (sacrosanto) peso in pagella del voto in condotta sulla valutazione complessiva. In soldoni, con 5 in condotta si viene bocciati. Un ritorno al passato che può fare solo che bene al futuro dei nostri giovani e quindi del Paese. Sapersi comportare con le altre persone, tenendo presente ruoli, responsabilità e quei limiti che anche il buon senso suggerisce, è la base.
Perché ora più che mai la scuola ha bisogno di regole che indirizzino e quando serve sanzionino i comportamenti scorretti, il mancato rispetto dell’autorità dei prof, il mancato rispetto dei compagni di classe. In una parola, una condotta che va contro la comunità scolastica. Perché se stare tra i banchi serve per crescere e saper stare come si deve tra le scrivanie di un ufficio o tra i colleghi (e i superiori) di una qualsiasi realtà professionale, sono necessarie regole e sanzioni disciplinari per tirare su – come si suol dire – i nostri ragazzi. Oggi che sempre più spesso vediamo prof minacciati, presi a parolacce, addirittura aggrediti (anche dai genitori, purtroppo), oggi che vediamo studenti rifiutarsi di consegnare il cellulare o insofferenti al semplice stare seduti al proprio banco, la scuola deve necessariamente essere un po’ più severa. Chi però merita zero in condotta è la sinistra, che ha attaccato il governo per la riforma della condotta e della valutazione della scuola primaria.
Quello che, come sottolinea il ministro dell’Istruzione e del Merito Valditara, è “un passaggio fondamentale per la costruzione di un sistema scolastico che responsabilizzi i ragazzi e restituisca autorevolezza ai docenti”, per le opposizioni è un ritorno a un passato che invece andrebbe dimenticato. Perché bocciare gli studenti significa abbandonarli a se stessi, non aiutarli. Allora, tornando all’esempio della scuola come propedeutica non solo al vivere civile nella nostra società ma anche al mondo del lavoro, significa che – sempre per la sinistra – se qualcuno è improduttivo e ruba lo stipendio non va assolutamente licenziato perché invece va aiutato e capito. Ma che insegnamento è? A quella sinistra che tira in ballo gli stipendi troppo bassi dei prof (problema reale, peraltro), l’assenza di psicologi o di insegnati di educazione sessuale (magari per promuovere l’ideologia gender, no?) vogliamo ricordare che anche una scuola perfetta con tutti i supporti possibili per gli studenti, non funzionerebbe per chi è insofferente alle regole e per di più si sente impunito. Quindi, una cosa per volta. Intanto bocciamo chi non merita di essere promosso. Anche questa è meritocrazia.
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