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Salvini: Io ancora vicepremier anche se sarò condannato al processo Open Arms

di Angelo Vitale -


In caso di condanna al processo Open Arms in corso a Palermo, Matteo Salvini si dice determinato e sicuro di continuare a ricoprire l’incarico di vicepremier nel governo guidato da Giorgia Meloni.

“Una eventuale condanna non sarebbe un problema per me o preoccupante per me – ha detto nel corso di un incontro con l’Associazione stampa estera -, sarebbe un enorme problema per l’Italia, per lo Stato di diritto, per il contrasto all’immigrazione clandestina, a livello internazionale sarebbe un precedente pericoloso”.

Poi precisando il suo intento: “Sono convinto che la giustizia si pronuncerà in maniera sensata e serena, rimarrò in carica qualunque sia la sentenza che mi auguro di assoluzione”.

“Ritengo che sia un processo politico, istruito dalle parti politiche della sinistra -ha proseguito il leader della Lega- e conto che un giudice indipendente arrivi a conseguenze che a me appaiono ovvie. Se non fosse così in primo grado, fortunatamente in Italia ci sono altri due gradi di giudizio. Il giorno dopo la sentenza, se sarà di assoluzione sarò in ufficio a lavorare sull’alta velocità tranquillo, fosse di condanna sarò altrettanto in ufficio a lavorare sull’alta velocità tranquillo. Un po’ più incazzato, però in ogni caso in ufficio”.

Quattro giorni fa il vicepremier – il video che registrò subito dopo la richiesta di condanna a sei anni ha registrato finora 12 milioni di visualizzazioni sui social, il 18 ottobre a Palermo il processo prevederà un’udienza dedicata allo svolgimento delle arringhe difensive – tornò sull’argomento. Un’eventuale condanna al processo Open Arms “non è un problema per me: Matteo Salvini ha le spalle larghe, non mi spaventa il carcere”, aggiungendo che “anche un solo giorno di carcere al ministro che ha bloccato i clandestini e difeso i confini sarebbe la festa per gli scafisti e i trafficanti di tutto il mondo. Pensate il giorno dopo, quale sarebbe il punto d’arrivo di trafficanti, balordi e delinquenti se il ministro che ha difeso l’Europa fosse condannato in carcere. Al di là del mio destino personale che interessa me e la mia famiglia, io non ho paura del carcere, né di patteggiare, né di chiedere sconti a nessuno perché ho fatto il mio dovere. Sarebbe un’immagine devastante per la sicurezza degli italiani”.


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