Esteri

Israele si muove per l’attacco via terra contro Hezbollah

di Ernesto Ferrante -


Hezbollah nel mirino. L’escalation in Libano appare sempre più vicina. Il capo dell’esercito israeliano ha detto ai soldati di prepararsi per un “possibile ingresso” nel Paese dei Cedri. Sono state anche richiamate “due brigate di riserva per missioni operative nell’arena settentrionale”.

Il livello di guardia è stato ampiamente superato, come dimostrano le parole del portavoce della missione Onu in Libano (Unifil), Andrea Tenenti. La missione è impegnata a “cercare di allentare la tensione, ma la situazione è decisamente molto imprevedibile, molto difficile”. “Siamo ancora dispiegati, pienamente dispiegati nel sud del Libano. Ma ora c’è reale bisogno di una soluzione politica e diplomatica”, ha aggiunto Tenenti alla Bbc. Sono circa 10.000 i caschi blu impegnati, tra cui circa 1.200 militari italiani.

Hezbollah ha affermato di aver sparato un missile balistico diretto contro il quartier generale del Mossad vicino Tel Aviv, come ritorsione per gli omicidi e le esplosioni dei cercapersone della settimana scorsa. Il missile terra-terra è stato intercettato.

Ieri mattina, i caccia dell’aviazione dello Stato ebraico hanno colpito più di 100 obiettivi del gruppo sciita capeggiato da Hassan Nasrallah. Decine di aerei da combattimento hanno partecipato ai raid.

Il Segretario di Stato americano Antony Blinken ha affermato che, sebbene Israele abbia un “problema reale e legittimo” con il Partito di Dio, la questione deve essere risolta attraverso la diplomazia piuttosto che con la guerra.

“Israele ha un problema reale e legittimo – ha dichiarato Blinken alla NBC – . Dopo gli orribili eventi del 7 ottobre di Hamas nel sud di Israele, Hezbollah dal Libano si è unito e ha iniziato a lanciare razzi contro Israele. Le persone che vivevano nel nord di Israele hanno dovuto evacuare le loro case. I villaggi sono stati distrutti, le case sono state distrutte e 70.000 israeliani sono stati costretti ad abbandonare le loro case, e Israele ha iniziato a rispondere al fuoco”.

“Agli italiani che lavorano in Libano abbiamo sempre consigliato di lasciare il Paese il prima possibile”. Lo ha fatto sapere il vicepresidente del Consiglio e ministro degli Esteri Antonio Tajani rispondendo a una domanda a margine dell’assemblea dei Parlamentari del Ppe.

“Ci sono ancora voli da Beirut verso l’Occidente. Quindi consigliamo loro di lasciare il Paese in questo momento”, ha proseguito il ministro, specificando che non sarebbero più di 300 gli italiani che si trovano sul territorio libanese per lavoro. Diversa, invece, la situazione per i circa 3mila che hanno doppio passaporto e che non hanno interesse ad andare via.


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