Attualità

A Latina sabbie mobili per la lotta ai caporali: una Gip arrestata per corruzione, perse le carte della Procura

di Angelo Vitale -


Lotta ai caporali, nell’Agro pontino le inchieste giudiziarie aumentano ma non in maniera proporzionata alla gravità del fenomeno. E la più complessa, finita per intrecciarsi nell’attività di indagine all’attualità di quella avviata dopo il caso del “morto di lavoro” indiano che tenne banco per molte settimane negli scorsi mesi, finì mesi fa per essere rallentata dall’arresto per corruzione di una Giudice per le indagini preliminari e dal fatto che la richiesta di misure cautelari inoltratale dalla Procura, oltre che non essere per tanto tempo da lei presa in esame, fosse andata anche perduta, in chissà quale ufficio del Tribunale.

Notizie in parte note che, anche per il luogo dal quale vengono diffuse – la Camera dei deputati – assumono i toni di un clamoroso scandalo. A ribadirle, pur con le parole adeguate ad una audizione parlamentare, il procuratore della Repubblica di Latina, Ggiuseppe De Falco.

“Successivamente al giugno 2024, dopo la morte di Satnam Singh – ha detto -, si è proporzionalmente incrementato il numero di procedimenti: dal primo luglio 2023 al 30 giugno 2024, noi abbiamo 7 procedimenti per caporalato. Dal 30 giugno di quest’anno ad oggi, sono 8: è evidente che questa vicenda ha stimolato innanzitutto alcuni lavoratori, perché 3 denunce arrivano da loro e una quarta dal sindacato”.

Il luogo dell’audizione, la Commissione parlamentare di inchiesta sulle condizioni di lavoro in Italia, sullo sfruttamento e sulla tutela della salute e della sicurezza nei luoghi di lavoro pubblici e privati.

Il procuratore De Falco subito ammette “la non rispondenza dei procedimenti alla reale entità del fenomeno”. Questione causata, secondo lui, “da più fattori: in primis l’estrema ritrosia da parte dei lavoratori sfruttati a denunciare le situazioni in cui sono vittime. Si tratta in gran parte di lavoratori privi del permesso di soggiorno e che provengono per gran parte dall’Asia centrale: pakistani, indiani, del Bangladesh”.

Il caporalato nel settore dell’agricoltura però per il procuratore “è rilevante anche per i procedimenti relativi ai reati connessi all’ingresso irregolare in Italia di questi soggetti. Parlo – spiega De Falco – della necessità di far figurare contratti di lavoro e rapporti locativi fittizi, perché chi vuole munirsi del permesso di soggiorno deve dimostrare una situazione di regolarità: per questo abbiamo procedimenti che riguardano questo tipo di reati, come truffa, falso, sostituzione di persona”.

E poi il dettaglio e le precisazioni sulle ultime indagini, rivelando anche lo scottante particolare sul rallentamento dell’ampliamento dell’inchiesta più recente:
“Non è vero che Antonello Lovato (il titolare dell’azienda agricola in cui lavorava il bracciante indiano Satnam Singh, ndr) è indagato da 5 anni, non è mai stato indagato per caporalato. Il procedimento pendente da 5 anni non riguarda lui ma il padre, Renzo, altre aziende ed altre persone, tra cui due caporali indiani. Tra il titolare e l’azienda in cui è avvenuto l’infortunio e poi l’omicidio e gli altri titolati non vi è alcun legame se non di parentela. Un procedimento che riguarda numerose aziende e due caporali indiani”.

Si tratta, ha poi rivelato De Falco – di un “procedimento complesso, perché riguarda 17 indagati. La Procura ha svolto indagini complesse e terminata nel novembre 2021, nel marzo 2022 la Procura ha depositato al Gip la richiesta di misura di custodia cautelare 11 persone e sequestro di 5 aziende. La richiesta del 5 marzo 2022 non è stata evasa dalla Gip titolare che, il 20 aprile 2023 un anno dopo, è stata arrestata per corruzione (Giorgia Castriota, ndr). Il procedimento è transitato ad un altro Gip il quale ha fatto, innanzi tutto, richiesta di ridepositare la richiesta di misura cautelare perché, spiace dirlo, la richiesta non si trovava”.

Per la cronaca, come De Falco ha oggi raccontato alla Camera, la richiesta fu ritrasmessa e il nuovo Gip ritenne che, essendo passato troppo tempo dalla data di commissione dei reati individuati nell’inchiesta sui caporali, ci fossero gravi indizi ma non ci fossero più esigenze cautelari.


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