Cronaca

Andrea Purgatori, sulla morte una “catastrofica sequela di errori”

di Roberta Rizzo -


La perizia medico-legale commissionata dal giudice per le indagini preliminari del tribunale di Roma ha fatto luce su una serie di errori medici che avrebbero influito sulla morte del giornalista Andrea Purgatori. Nell’ambito dell’indagine condotta dalla Procura, è emerso che il radiologo Gianfranco Gualdi, il suo assistente Claudio Di Biasi, la dottoressa Maria Chiara Colaiacomo, e il cardiologo Guido Laudani sono indagati per omicidio colposo.

Secondo i periti, i neuroradiologi non avrebbero refertato in maniera corretta l’esame di risonanza magnetica effettuato da Purgatori l’8 maggio 2023, dimostrando mancanza di perizia e imprudenza. Errori analoghi sarebbero stati commessi anche nelle successive risonanze del 6 giugno e dell’8 luglio, imputati nuovamente all’imperizia dei medici. A seguito di questi errori, una diagnosi tempestiva dell’endocardite, che si è rivelata la causa principale della morte, sarebbe stata possibile.

I periti hanno inoltre puntato il dito contro il cardiologo Laudani, evidenziando una serie di gravi mancanze. Secondo il documento, Laudani avrebbe condotto esami diagnostici insufficienti, interpretando in modo errato i risultati del monitoraggio Holter, e ritenendo erroneamente che l’embolizzazione multiorgano fosse dovuta a una fibrillazione atriale. Inoltre, non avrebbe valutato correttamente il quadro clinico complessivo né gli effetti della terapia anticoagulante prescritta, che si è dimostrata inappropriata per la condizione di endocardite di cui soffriva Purgatori.

Nel rapporto, viene ricostruita la gestione clinica del paziente, con particolare attenzione al ricovero di luglio 2023, in cui Purgatori è stato dimesso senza considerare l’esito di un prelievo del 19 luglio, che segnalava una grave anemia. Tale condizione avrebbe dovuto controindicare la dimissione. Gli esperti hanno definito una “catastrofica sequenza di errori e omissioni”, sottolineando che la diagnosi sbagliata di fibrillazione atriale, accompagnata dalla somministrazione di anticoagulanti, si è rivelata potenzialmente letale.

In conclusione, i periti affermano che un corretto trattamento diagnostico e terapeutico avrebbe potuto garantire a Purgatori un periodo di sopravvivenza più lungo, con un tasso di sopravvivenza a un anno stimato all’80% per i pazienti affetti da endocardite, se trattati tempestivamente.


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