Economia

Commerz-Unicredit, pure la Commissione Ue contro Berlino

di Giovanni Vasso -

epa11613318 German Chancellor Olaf Scholz attends the MoReTec-1 foundation stone-laying ceremony at LyondellBasell's chemical recycling plant in Wesseling-Knapsack, Germany, 19 September 2024. LyondellBasell is a leading company in the global chemical industry that develops solutions for sustainable living in everyday life. EPA/CHRISTOPHER NEUNDORF


Il protezionismo tedesco rischia di assestare il colpo definitivo all’Unione europea: e se ne sono accorti pure alla Commissione che adesso tuona, o quantomeno sussurra, contro Berlino. Hai voglia a parlare di unione bancaria, di mercato unico finalizzato alla creazione di campioni continentali, hai voglia a commissionare report puntuali e immaginifici al signor Draghi. Tutto inutile se, poi, arriva un cancelliere, tedesco, che per rafforzare un po’ gli esangui sondaggi tuona “nein” all’ipotesi di una fusione tra la seconda banca del Paese, Commerzbank (già salvata proprio dal governo) e gli italiani (brutti, sporchi e cattivi, ça va sans dire) di Unicredit. Già, perché la Germania ha alzato una barriera protezionista, l’ultima battaglia manco fossimo, a trincee invertite, sul Piave ai tempi di Cecco Beppe e del kaiser Guglielmo: non passa lo straniero, figuriamoci l’italiano. Eppure, così, rischia di venir giù tutto. La Commissione Ue, di solito compita e dimessa nei confronti di Berlino, non ci sta. E ha trovato, per il tramite del solito portavoce, il coraggio di pigolare tutto il suo disappunto: “Le fusioni potrebbero rendere le banche più resilienti agli shock – ha detto all’Adn Kronos -, grazie ad una maggiore diversificazione delle attività. E permetterebbero alle banche europee di avere modelli di business più efficienti, di perseguire strategie di crescita e di investire nella digitalizzazione”. In fondo è quello che il Consiglio d’Europa s’è riproposto dall’ormai lontano 2014 quando s’inventò il concetto di unione bancaria, in base al quale, oggi ancora, gli euroburocrati continuano a chiedere all’Italia la ratifica del Mes anche se il nostro parlamento ha detto di no già da tempo. “Disponiamo di un settore bancario forte nell’Unione Europea – afferma il portavoce – di solide posizioni patrimoniali e di liquidità sufficiente. Ciò è dovuto alle riforme attuate, compresa l’Unione bancaria”. E mentre il solitamente feroce Christian Lindner, da liberale, smentisce l’altrimenti malleabile Scholz affermando che “lo Stato non può restare a lungo in una banca privata”, i sindacati (tedeschi) suonando il corno del populismo si prestano a resistere all’avanzata di Orcel. Il mondo al contrario è qui, non ditelo a Vannacci.


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