Attualità

Oriundi, caccia al passaporto: ecco il grande business

di Ivano Tolettini -


È un fenomeno per chi volle la legge 91 del 1992, per la quale la cittadinanza italiana si continua ad acquisire per diritto di sangue, che era impossibile da immaginare. Ma che è diventato un monito. Se fino a qualche anno fa a beneficiarne erano in particolare i calciatori professionisti che diventando oriundi potevano giocare anche in Nazionale (da Camoranesi a Thiago Motta, fino a Retegui che oggi milita nell’Atalanta), in tempi recenti la naturalizzazione è diventata il grande business che coinvolge soprattutto brasiliani e argentini. Sono loro a chiedere di diventare italiani. Sono decine di migliaia, ma i numeri sono in costante aumento, i sudamericani che in base appunto al “diritto di sangue”, il cosiddetto ius sangunis – che si contrappone allo jus terrae (in vigore negli Stati Uniti) o scholae (che Forza Italia chiede per gli stranieri che completano due cicli di studio) -, chiedono di diventare italiani per via amministrativa, tramite le richieste presentate da avvocati o nei consolati, oppure per via giudiziaria rivolgendosi ai tribunali, in virtù di una discendenza che può risalire al trisavolo. Queste domande intasano da una parte soprattutto le anagrafi dei piccoli Comuni, in particolare modo del Veneto perché ad esse sono rivolte, e dall’altra gli uffici giudiziari competenti quando si passa al contenzioso legale.

Il sistema degli oriundi per il passaporto

L’allarme è stato lanciato dal presidente del tribunale di Venezia, Salvatore Laganà, e dal governatore Luca Zaia. L’alto magistrato lagunare di recente parlando con i colleghi del Corriere del Veneto ha spiegato che negli ultimi due anni, da quando la competenza è diventata del tribunale distrettuale, i fascicoli sono lievitati ad oltre 23 mila, di cui 18 mila ancora pendenti per un totale di quasi 100 mila potenziali naturalizzati, poiché ogni fascicolo riguarda nuclei familiari allargati. Per fornire un dato puntuale, a Tonezza del Cimone, piccolo comune Vicentino, è iscritta all’Aire (l’anagrafe degli italiani residenti all’estero) la metà della popolazione: 252 su 510. E la parte del leone la fanno i sudamericani che non hanno mai visto, se non forse in fotografia, Tonezza. Nel 2023 sono pervenute 77 richieste e il flusso è proseguito anche quest’anno. “È una situazione preoccupante che deve far riflettere la politica – dice il sindaco Franco Bertagnoli, commissario di polizia in pensione – perché qualcosa non va. Nel nostro caso 28 richieste nel 2023 ci sono arrivate da avvocati, mentre 49 da consolati. Per un piccolo Comune di montagna che ha pochissimi impiegati, questa messe di domande crea grossi problemi perché intasa l’ufficio anagrafe, inoltre non c’è alcun controllo sulla persona che chiede il riconoscimento. Del resto quando ci sono i requisiti, che nel tempo sono cambiati rendendoli più facili, previsti dalla normativa concediamo la cittadinanza”. Il dibattito che negli ultimi tempi è scaturito da questi problemi interroga i palazzi romani del potere, perché se è vero che quasi 100 mila bambini nati nel Veneto da genitori stranieri vi abitano, ma soltanto al compimento del 18esimo anno diventeranno italiani, 300 mila oriundi, la maggior parte dei quali non ha mai messo piede in Italia e non spiaccica una parola, chiede di diventare cittadino della Repubblica con ottime possibilità di farcela in forza di una discendenza quasi sempre assai datata. Ma per quale motivo c’è questa corsa alla nostra cittadinanza, al di là di chi genuinamente afferma che “in Italia ci sono le nostre radici” oppure “siamo orgogliosi di essere veneti o siciliani”? Perché non appena la domanda viene accolta, col passaporto italiano un brasiliano e un argentino possono liberamente spostarsi nell’area Schengen per trovare un lavoro o studiare, oppure per ottenere con più velocità il visto per gli Stati Uniti, dati gli storici legami tra i due Paesi. La preparazione per la domanda a un consolato o tramite un avvocato costa non poco e, com’è facile intuire, questo alimenta un business. Il 43% delle richieste di cittadinanza pervenute in Italia per discendenza riguarda il Veneto perché è la regione che dalla fine dell’Ottocento, per proseguire nei primi decenni del Novecento, emigrarono più connazionali. Il governatore Zaia intervenendo nei giorni scorsi sottolinea che “se siamo rigorosi con i nostri emigranti che vengono dall’Africa, dobbiamo esserlo anche con loro, pertanto dico di no a chi vuole solo acquisire la cittadinanza per i documenti”. Ma la legge è legge, e così tanti piccoli Comuni sono travolti dalle domande. “Una situazione assurda”, conclude il sindaco Bertagnoli.


Torna alle notizie in home