PRIMA PAGINA-Caos cittadinanza tra referendum e proposte parlamentari
È ormai caos cittadinanza. Al netto che la questione relativa all’ottenimento del passaporto italiano da parte degli immigrati sia o meno urgente – e probabilmente non lo è – le iniziative per semplificare l’iter per il riconoscimento della cittadinanza aumentano di giorno in giorno. Sia dentro che fuori dal Parlamento, come dimostra anche la campagna per la raccolta delle firme necessaria a indire un referendum lanciata da + Europa. Per quanto riguarda quest’ultimo punto, il quesito referendario riguarderebbe – il condizionale è d’obbligo perché, al netto del raggiungimento delle firme necessarie, il quesito deve comunque essere sottoposto al vaglio della Consulta che deve esprimersi sulla sua ammissibilità o meno – la riduzione da dieci a cinque anni del periodo di residenza legale in Italia necessario affinché possa essere richiesta la cittadinanza. Una volta ottenuta, la cittadinanza sarebbe poi trasmessa automaticamente anche ai figli minorenni. La raccolta firme sta procedendo relativamente bene. Partita il 6 settembre, in circa due settimane le sottoscrizioni sono già circa 320 mila, ma ne mancano altre 180 mila, da raccogliere nei sei giorni ancora rimasti, perché il referendum possa essere richiesto, dopo aver ottenuto il benestare della Corte costituzionale. Insomma, non siamo in presenza del successo stratosferico che vogliono far credere i promotori, ma la campagna procede oggettivamente bene, tanto che la piattaforma per raccogliere le sottoscrizioni in modalità online è andata in tilt per qualche ora a causa dell’elevato numero di accessi in simultanea. Come ha chiarito una nota del ministero della Giustizia a proposito del crash informatico “blocco segnalato in queste ore era dovuto ad una richiesta eccezionale di accessi che ha portato ad oltre sessantamila tentativi in un’ora, causando il blocco del sistema”, per poi rassicurare che “dopo le opportune verifiche e i test, il portale ha ripreso regolarmente a funzionare”. Per quanto riguarda, invece, le iniziative parlamentari, dopo che nel cuore dell’estate è scoppiato il caso cittadinanza (e il caos dello ius scholae) in maggioranza, a causa della proposta avanzata da Forza Italia che ha ricevuto il plauso dei vescovi italiani, ieri il Pd ha presentato alla Camera un proprio progetto di legge, il cui esame sarà abbinato ai due già depositati, uno del Movimento 5 Stelle e l’altro di Azione, il cui iter partirà a novembre. E non è ancora tutto, perché presso gli uffici di Montecitorio è in arrivo almeno un altro testo sul tema, quello di Forza Italia per l’appunto. Come abbiamo anticipato ieri, la stesura della proposta azzurra è già stata ultimata dagli uffici dei gruppi parlamentari, ma non risulta essere stata ancora depositata. Forse proprio per giocare gli avversari sul tempo i dem si sono affrettati a presentare la propria proposta che oltre allo ius scholae, ovvero il riconoscimento della cittadinanza ai minori stranieri una volta ultimato un ciclo di studi, si propone di introdurre anche lo ius soli. Il tutto proprio a ridosso di quanto dichiarato dal cardinale presidente della Cei, Matteo Zuppi, che aprendo i lavori del Consiglio episcopale permanente è tornato sulla questione ribadendo che sul riconoscimento dei diritti degli immigrati bisogna “fare presto” perché “l’Italia possa crescere pure con il contributo di quanti vengono proprio per trovare futuro”. Una posizione che probabilmente inciderà anche sulle tempistiche di Forza Italia che da promotrice della misura, dopo il duro scontro apertosi in maggioranza e il caos cittadinanza, ha rallentato e adesso rischia di dover inseguire gli avversari politici che sono già passati all’attacco. Una nuova stoccata è arrivata ieri dalla renziana Raffaella Paita che ha sottolineato come dalla “maggioranza non arrivano segnali” e non ha mancato di aggiungere che “la sbandierata proposta di Forza Italia sullo Ius scholae è rimasta una boutade estiva”.
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