No a nuove cave sulle Alpi Apuane: la carica dei 30mila contro la Regione Toscana
Oltre 31mila italiani hanno firmato per proteggere le Alpi Apuane dalle politiche estrattive, rivolgendo un appello alla Regione Toscana che finora rimane inascoltato. L’appello, pubblicato, su Avaaz, chiede di “proteggere il Parco delle Alpi Apuane e respingere le proposte di modifica del Piano integrato” che da qualche tempo si punta ad ampliare.
Nell’aprile scorso l’assessore Stefano Baccelli, componente della Giunta regionale guidata dal governatore Eugenio Giani, criticando chi si dice contrari alle modifiche e contemporaneamente a favore dell’occupazione nel settore estrattivo, aveva provato a spiegare che la Regione si occupa di “verificare ciclicamente i volumi estratti per valutare e, nel caso, adottare una variante che sposti quel limite del 5% su scala regionale – deroga della quale potranno peraltro godere solo imprese debitamente autorizzate”. precisando po, che “spesso si identifica la questione delle cave unicamente nel marmo di Carrara: in realtà, a rischiare lo sforamento sarebbero solo una manciata di imprese (i Gessi Pisani, gli Inerti del Valdarno e i Calcari di Molazzana) tutte esterne alle Apuane e operanti, oltreché nel comparto ornamentale, anche in quello industriale e delle costruzioni”.
Sempre nell’aprile di quest’anno, però, il mensile Altreconomia riportava voci “informate e critiche” sulla possibile variante, dal Club Alpino Italiano alla Cgil, fino a Legambiente che sottolineava il paradosso di imprese estrattive che quasi vengono premiate, invece di essere sanzionate, rispetto al dato di partenza che la Regione Toscana, durante il suo continuo monitoraggio, ritiene valido per valutare la possibilità di concedere l’ampliamento all’estrazione: “Siamo veramente all’assurdo: le aziende che non hanno saputo programmare l’attività estrattiva in modo da rispettare il limite fissato dalla normativa regionale, scaglionando nel tempo i quantitativi da escavare, invece di essere sanzionate, vengono premiate, rendendo lecito ciò che lecito prima non era”.
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