Cronaca

Via al processo Cecchettin: Turetta non si presenta in aula

di Cristiana Flaminio -


Oggi a Venezia c’è la prima udienza del processo sull’omicidio di Giulia Cecchettin: l’ex fidanzato Filippo Turetta non sarà in aula. E, come già ampiamente annunciato dal collegio difensivo del ragazzo, non ci saranno neanche i suoi genitori. Ci sarà, invece, il padre della ragazza uccisa, Gino, che non si è fermato a parlare coi giornalisti chiedendo loro solo di aspettare. Per ora, secondo quanto raccolto dai cronisti che lo attendevano fuori dal Palazzo di Giustizia di Venezia, ogni discorso sarebbe “prematuro”. Il pubblico ministero Andrea Petroni, in apertura di udienza, ha presentato la lista dei trenta testimoni dell’accusa. Ci sono, oltre a consulenti ed esperti, anche amici e parenti di Giulia Cecchettin. Viceversa, la difesa ha annunciato la volontà di escuterne uno solo. Si tratta dell’anatomopatologa Monica Cucci, presente all’autopsia sul corpo della ragazza uccisa. Inoltre i legali di Filippo Turetta hanno deciso di rinunciare all’udienza preliminare. Tutto fa immaginare, dunque, che anche per quanto riguarda il dibattimento, si tratterà di un processo veloce, quasi lampo. Turetta non ha mai negato le sue responsabilità rispetto all’uccisione della sua ex fidanzata. Il focus della fase dibattimentale, con ogni probabilità, si giocherà sulla vicenda legata alla presunta premeditazione. L’acquisto di sacchi neri e le ricerche su Google di Turetta e il tentativo di organizzare la fuga, poi terminata in Germania dopo una settimana dall’uccisione della giovane. Questo potrà fare la differenza per la corte d’Assise di Venezia, che sarà presieduta dal giudice Stefano Manduzio, per quantificare la pena da irrogare al giovane omicida.

Con la prima udienza di oggi è partito il processo a Filippo Turetta per l’uccisione di Giulia Cecchettin. Per adesso saranno stilati calendari e presentati i testimoni oltre alle richieste di costituzione in parte civile. Tra queste, ci saranno anche quelle avanzate dai comuni di Vigonovo e Fossò che si sono ritenuti danneggiati dal clamore e dalla macabra uccisione che ha sconvolto l’intero Paese.


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