Attualità

Dalla Sicilia alla Germania, quando la vacanza diventa una nuova vita

di Francesca Gallo -


Sono circa sei milioni – secondo i dati aggiornati al 2022 – i cittadini italiani che hanno scelto di vivere all’estero, per ragioni lavorative, qualità della vita, curiosità o semplicemente voglia ed entusiamo di intraprendere nuovi e diversi percorsi di vita in altri Paesi europei o del mondo. Dati in continua crescita che vedono tra i Paesi con il maggior numero di residenti italiani, la Germania, con 822.243, preceduta solo dall’Argentina. La storia a cui abbiamo voluto dedicare queste righe è quella di Paolo, un ragazzo italiano, nato in Svizzera, ma cresciuto in terra di Sicilia che arriva in Germania per una vacanza e dove, invece, ha scelto di rimanere. La sua avventura inizia nel 1984, quando, all’epoca studente universitario a Palermo, presso la Facoltà di Farmacia, improvvisamante decide di mettere da parte gli studi e di prendersi un periodo di vacanza in compagnia del suo fraterno amico Franco. Con lui condivide la passione per la musica e insieme partono alla volta della Germania, con l’obiettivo di trascorrervi due settimane, a casa di alcuni zii. Il lungo viaggio che li porta in Germania per Paolo risulta fatale e una volta sceso dal treno d’impulso dice: “Io qui ci rimango”. Qualcosa in lui aveva fatto scoccare la scintilla. Probabilmente la familiarità e il richiamo del luogo, essendo nato nella Svizzera tedesca e vissuto lì fino ai primi anni dell’infanzia. Poi la decisione dei genitori di mandarlo dai nonni in Sicilia, a Caltabellotta, dove trascorre l’adolescenza. Ma una volta rimesso piede in Germania, è amore a prima vista! I giorni di vacanza assieme all’amico trascorrono sereni. Durante una serata in discoteca, a Moers, cittadina di circa 100 mila abitanti della Renania Settentrionale-Vestfalia, appartenente al Distretto di Dusseldorf, accade, però, qualcosa di particolare. I due ragazzi notano che nel locale, seppur stracolmo di gente, nessuno ballava. È allora che Paolo e Franco da incalliti deejay, senza pensarci su, decidono di mettersi in gioco, proponendosi di animare la serata.

La loro proposta trova il consenso del gestore del locale, ma per iniziare occorreva della buona musica. Ricevono, così, disposizioni precise e, spoprattutto, un assegno in bianco da utilizzare per l’acquisto della musica che serve. Accompagnati da un autista arrivano ad Amterdam e spendono circa duemila marchi in dischi, in prevalenza italo-dance. L’indomani sera in discoteca è un successo. Il pubblico presente in sala balla fino alle cinque del mattino. L’esperienza sembra essere finita lì. Si apprestano a congedarsi dicendo di non volere essere pagati, insomma, non l’avevano fatto per soldi, ma semplicemente per divertimento e per coinvolgere i fruitori del locale. In tutta risposta si sentono dire, invece, che il deejay era stato già licenziato e che al suo posto sarebbero subentrati loro, a partire dall’indomani sera. “Fu un fine settimana strepitoso” – ricorda ancora oggi Paolo – “la gente presente in discoteca ballò e si divertì come mai prima”. Per quelle quattro serate di deejay-set Paolo e Franco ricevono una cospicua somma di denaro, pari a quello che nelle serate palermitane avrebbero guadagnato in due mesi. Le due settimane arrivano a termine e mentre Franco rientra in Sicilia, Paolo, stregato da quella terra, decide di rimanere un mese ancora. Non voleva rinunciare alla possibilità di realizzare il suo sogno: comprarsi un’automobile, una Renault 4, la mitica ed indimenticabile citycar francese, prodotta per più di trent’anni.

Paolo si era posto un obiettivo: lavorare un mese in Germania per comprare l’auto dei suoi sogni e poi sarebbe ritornato in Sicilia. La Renault 4, nuova di zecca, di un rosso sfavillante, gli venne fatta trovare, una sera, posteggiata dinanzi al locale dove lavorava. Gli era stata “omaggiata” dal titolare che si era fatto carico del costo del mezzo, solo per metà, il resto avrebbe dovuto pagarlo lui, con altri tre mesi di lavoro, come deejay nella sua discoteca. Il fato, o il destino, intanto, avevano fatto la propria parte, facendo incontrare a Paolo quella che ancora oggi è la compagna di una vita, Petra, a cui la legano 39 anni di matrimonio e due figli. I mesi da trascorrere in Germania diventano, così, quattro. A Paolo, all’epoca diciannovenne, gli viene chiesto anche di diventare socio nella gestione del locale. “Sono stati tre anni intensi e bellissimi – ricorda – finiti, purtoppo, male, con il fallimento della discoteca”. Paolo perde tutto ciò aveva investito, rimane senza un soldo. Va a lavorare come pizzaiolo, guadagnado un terzo rispetto a prima. Lo ricorda come l’anno più brutto della sua vita, sommerso di debiti, demotivato e depresso, pensa di aver bruciato ogni tappa della sua vita. Si perde d’animo, ma non si arrende, fa tesoro delle esperienze negative e si rimette in gioco. Entra in società, questa volta con il cugino tedesco, nella gestione di una birreria. “Nel 1989, era un giovedì grasso – ricorda – apriamo la nostra birreria, “Litfass”. Ero con l’acqua alla gola non avevo i soldi, tante volte, neanche per fare colazione, ma volevo ricominciare”.

Già la prima sera il locale rende una somma di soldi inaspettata. Lo stesso accade la seconda e così per otto anni di seguito. In sei mesi Paolo riesce ad estinguere tutti i suoi debiti, apre anche il suo primo ristorante, che chiama “Leonardo”, divenuto nel giro di poco, famosissimo in tutta la Germania e punto di riferimento per tanti politici tedeschi, uno fra tutti il cancelliere kohl. A quel primo ristorante se ne aggiunge un secondo, poi un terzo. Un successo dopo l’altro. Paolo in quel progetto aveva investito denaro, ingegno, aveva messo anima e cuore. La gente al ristorante chiedeva di lui per ringraziarlo della bella serata trascorsa. Presto, però, la sensazione fu quella di ritrovarsi in una gabbia dorata, da cui voleva uscire. Da li la decisione di mettere su una catena di ristoranti, dove i commensali non avrebbero mai incontrato il proprietario. Nasce “Mezzo Mar”, marchio registrato da quasi un ventennio, sinonimo di “cucina italiana” e che oggi conta 15 ristoranti, distribuiti nell’area di 250 km, nei pressi di Dusseldorf, e ben 350 dipendenti, molti dei quali italiani. “Nella ricerca del personale – dichiara – la mia priorità è quella di dare lavoro ai miei connazionali, a quegli italiani che, come me, hanno deciso di vivere all’estero. So cosa vuol dire arrivare in terra straniera, non conoscere la lingua, non avere un lavoro e cominciare da zero”. Paolo Tornetta oggi, sulla soglia dei 60 anni, si gode il successo, frutto di anni di impegno, sacrificio, difficoltà e di intenso lavoro. Una buona dose di coraggio, unita ad un pizzico di fortuna, hanno fatto il resto. In questa intervista per L’Identità si dice felice di aver intrapreso questa scelta di vita all’estero che gli ha permesso di realizzare il suo sogno nel cassetto e non solo. In tutti questi anni la scelta di vivere lontano dall’Italia non l’ha mai portato ad interrompere la sua connessione con le proprie radici, l’identità territoriale, sugellata da un forte legame con la terra d’origine, Caltabellotta e Sciacca. Luoghi dove ritorna spesso e dove lo legano gli affetti più cari, gli amici e la famiglia.


Torna alle notizie in home