Attualità

La tragedia di “una famiglia tranquilla”: Alessandra ha sparato al figlio e si è uccisa

di Giorgio Brescia -


La tragedia di “una famiglia perfetta”, quella avvenuta a Vago di Lavagno, una frazione del comune nel cuore del Veneto, raccontato per la sua storia, le chiese antiche, i panorami mozzafiato. Alessandra Spiazzi aveva 58 anni e sarebbe stata lei ad aver tentato di uccidere il figlio 15enne prima di rivolgere l’arma contro se stessa per farla finita, una pistola pare appartenuta e detenuta in passato dal padre di lei, da tempo deceduto. Ora, il ragazzo è ricoverato in prognosi riservata in ospedale, in condizioni sanitarie che vengono definite assai gravi, tenuto in vita solo dalle terapie farmacologiche e dalle apparecchiature.

Una ipotesi che è la principale al vaglio degli investigatori guidati dalla Procura della Repubblica di Verona. Il suo capo Raffaele Tito, parla esplicitamente di questo ai cronisti accennando con riserbo anche a “problemi di salute” della donna.

Fino a ieri, in quella villetta in provincia di Verona ora posta sotto sequestro e teatro degli accertamenti di polizia scientifica utili delineare il quadro completo del fatto, una vita – appunto – “tranquilla”. Il ragazzo ora da tutti definito solo dedito allo studio, allo sport e alla sua smisurata passione per i gatti che curava e accudiva. Il papà Luciano vigile del fuoco, apprezzato da amici, conoscenti e vicini per la sua disponibilità. La madre, in prima linea nelle associazioni di volontariato locale come quella intitolata alle mamme del posto, promotrice di iniziative e manifestazioni contro la violenza sulle donne, come una organizzata in occasione dell’omicidio di Giulia Cecchettin.

Una famiglia tranquilla aggredita dalla tragedia scoppiata nel pomeriggio di ieri. Due colpi di pistola uditi da vicini, che ora raccontano di aver pure avvertito nei giorni scorsi l’eco della madre e del figlio che litigavano animatamente nell’abitazione. L’arrivo dei soccorsi e delle forze di polizia. La constatazione iniziale di quanto avvenuto. Il convincimento – ora – dei magistrati sulla dinamica del fatto.


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