House of The Dragon 2, la danza è rimandata
Dopo qualche (ben più di uno) flop delle stagioni finali della serie “madre” Il Trono di Spade, lo spin-off sulla famiglia Targaryen ci ha regalato delle gioie, confermate con la seconda stagione di House of The Dragon. Prodotto da HBO e arrivato in Italia (a piccole dosi) grazie a Sky, il secondo capitolo che racconta la storia degli avi della Madre dei Draghi ha confermato il buon lavoro fatto in esordio. La serie non è esente da difetti, tuttavia, i pregi che si contano sono molti. Ma vediamo prima cosa succede. La seconda stagione di House of the Dragon riprende precisamente gli eventi dalla fine della prima e si concentra nel feroce conflitto all’interno della Casa Targaryen, con la divisione tra i Verdi, sostenitori degli Hightower e quindi di re Aegon, e i Neri, sostenitori della regina Rhaenyra Targaryen (interpretata da Emma D’Arcy), sorellastra del re e principale rivale per il Trono di Spade.
Questo scontro, passato alla storia di Westeros come la “Danza dei Draghi”, alza l’asticella sul regno, che si ritrova sull’orlo di una devastante guerra civile. La morte di re Viserys (Paddy Considine) e l’assassinio di Lucerys (Elliot Grihault) per mano di Aemond (Ewan Mitchell) hanno dato il via alle ostilità tra le due fazioni. A guidare la stagione c’è come protagonista la tensione. Otto Hightower (Rhys Ifans) e sua figlia Allicent (Olivia Cooke) cercano di mantenere il controllo sul nuovo re Aegon (Tyler Moffett), mentre Rhaenyra deve affrontare il dolore per la perdita del figlio Lucerys. La guerra sta per iniziare e antichi alleati come Casa Stark tornano in gioco, e Daemon (Matt Smith) è deciso a vendicare la morte del nipote. E così le due fazioni prima si preparano allo scontro e poi, iniziano a combattere a colpi di spade e di feroci duelli di draghi. Eppure c’è qualcosa che non convince fino in fondo. Sia chiaro, la serie resta nel complesso una produzione di altissimo livello e anche la scrittura ricalca il capolavoro che è stato (almeno nelle prime cinque stagioni) Il Trono di Spade.
E non solo, gli attori svolgono un lavoro eccellente: si nota in loro il cambiamento di prospettiva dei personaggi; spettacolare il lavoro certosino e ricco di dettagli evocativi fatto sui costumi – la dualità tra il nero e il verde ne emerge con eleganza – ma anche sul trucco e parrucco – vedi il volto segnato di Aegon o le trecce di Rhaenyra – e soprattutto sugli effetti speciali (i draghi sembrano reali!). Insomma, cosa è mancato? Il climax. È quasi sembrato che questa seconda stagione sia stata un intermezzo “esplicativo” tra la prima e la terza. Il crescendo in questi otto episodi è stato per così dire a “rilento” e solo alla penultima puntata si sente il famoso brivido dello “Sta per succedere qualcosa di grosso”. Mi sa che questo grosso ce lo hanno lasciato per la terza stagione. Ma dovremo attendere fino al 2026.
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