Attualità

Addio al bomber spiritato icona delle Notti Magiche

di Ivano Tolettini -


Anche l’icona delle Notti Magiche ha smarrito il pallone sognante nei Campi Elisi, come tanti campioni che l’hanno preceduto a un’età in cui l’ultimo dribbling, per definizione, è ancora prematuro: da Maradona a Rossi, fino a Vialli e Mihajloviç, ma la lista che inquieta è lunga. Salvatore Schillaci, per tutti Totò, con i suoi occhi spiritati da siciliano verace che sapeva incantare i portieri avversari perforandoli, a 59 anni si è arreso al tumore al colon. Lo ha combattuto con la serenità di chi ha avuto molto da un mondo cinico com’è quello del calcio, che può regalare agiatezza, amori e amicizie a volte interessati, ma che gli ha anche tolto molto. “È vero, noi calciatori prendevamo qualsiasi cosa ci davano – raccontava di recente – , ma sotto controllo medico. Collegare la mia malattia al passato? Non ci voglio nemmeno credere, spero non sia così e voglio avere fiducia dei medici”. Ieri anche le edizioni online dei principali giornali europei, non solo sportivi, ma anche quelli giapponesi dove Schillaci concluse la carriera agonistica nel 1997, riportavano la notizia della morte di “una stella cadente” o dell’“eroe italiano dei mondiali ’90”, come titolavano rispettivamente il francese L’Èquipe o l’autorevole tedesco Süddeutsche Zeitung.

Totò non è stato soltanto la meteora che nella meravigliosa estate italiana di 34 anni fa, con sei gol pirotecnici sigillati da due occhi sgranati in mondovisione, fece esaltare il popolo azzurro di appassionati, fino alla cocente delusione della semifinale di Napoli con l’Argentina del Pibe de oro segnata dalla papera di Walter Zenga, allo scadere, che ci privò della meritata finale con la solita Germania, ma è stato anche il campione che dopo avere sfiorato il Pallone d’Oro alle spalle di Lothar Matthäus, fu travolto dal gossip quando la prima moglie Rita davanti ai giornalisti accorse al capezzale del calciatore Gianluigi Lentini che aveva rischiato di lasciarci la pelle sulla sua fuoriserie, e così fu quasi costretto a lasciare la Juventus con la quale in una stagione realizzò 21 gol e conquistò Coppa Uefa e Italia, per approdare all’Inter. “Furono momenti brutti anche a causa dei tifosi avversari, questo condizionò il mio rendimento sportivo”, ammetteva con sincerità.

Un personaggio genuino come Totò non poteva non essere citato anche dall’amico palermitano Baglio, che nel lungometraggio più famoso del celebre trio Aldo, Giovanni e Giacomo, “Tre uomini e una gamba”, in una delle tante esilaranti gag tra nordisti e sudisti lo definisce “el gran visir de tücc i terun”. Ricordava con schiettezza che dopo avere appeso gli scarpini al chiodo, quando diventò protagonista del reality Pechino Express poiché con l’inglese non se la cavava bene, per chiedere un passaggio verso l’India diceva agli interlocutori di inserire il suo nome in google e allora gli si apriva un mondo. “Cambiavano subito atteggiamento – ammetteva – , e questo mi faceva ridere ma anche inorgoglire: così una volta un signore mi fece dormire nella sua camera”. Ma quello che lo rendeva più orgoglioso, al di là di essere stato il protagonista prima inatteso poi assoluto di un’estate tricolore, che ha fatto postare a Robybaggio “ciao mio caro amico, anche stavolta hai voluto sorprendermi. Rimarranno per sempre impresse nel mio cuore le notti magiche di Italia 90 vissute insieme. Fratelli d’Italia per sempre”, erano i tre figli Jessica, Mattia e Nicole. “Sono i miei campioni”, ripeteva. Alla commozione dello sport si è unito il ricordo della politica, dalla premier Meloni al ministro Crosetto: “Ci ha lasciati una leggenda del calcio che ha conquistato il cuore degli italiani”. E a proposito di politica, con ironia Schillaci ricordava quando si impegnò per Forza Italia. “Conobbi un’altra Palermo – spiegava -, e la gente mi chiedeva ancora di sgranare gli occhi. Dopo due anni lasciai il Consiglio. Mi chiedevo se i politici aiutavano le persone o cercavano di mantenere il posto?” Purtroppo gli occhi emozionati di una generazione, nonostante la dedizione assoluta della moglie Barbara, non sono riusciti ad esorcizzare il triplice fischio.


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