Ambiente

Terre rare: aspettando le miniere, a Ceccano un impianto pilota ricicla magneti e hard disk

di Angelo Vitale -


Terre rare e materie prime critiche, aspettando un punto di svolta concreto circa la più volta annunciata riapertura delle miniere che proveranno, qui da noi, a invertire la rotta di complessiva dipendenza da Cina e Russia – recente il decreto legge voluto dal ministro per le Imprese Adolfo Urso che punta a velocizzare gli iter autorizzativi ma che già si scontrerà con le contestazioni locali, come in Sardegna – , una novità arriva dall’industria. Inaugurato presso l’impianto pilota New-Re di Itelyum Regeneration di Ceccano in provincia di Frosinone, capace di trattare in un anno oltre 20 tonnellate di magneti permanenti da cui recuperare oltre 5 tonnellate di composti di Ree, le terre rare.

Un progetto finanziato da Eit RawMaterials e coordinato da Erion, che vede la collaborazione di Itelyum, Osai, Ku Leuven, Treee, Smart Waste Engineering, Glob Eco e Università degli Studi dell’Aquila.

Nell’impianto pilota verranno trattate oltre 20 tonnellate all’anno di magneti permanenti grazie a un processo idrometallurgico sviluppato e brevettato dall’Università degli Studi dell’Aquila, che prevede una pulitura, la lisciviazione, a basso impatto ambientale delle terre rare, attraverso soluzioni acide organiche riutilizzabili fino a cinque volte. La nuova infrastruttura di Ceccano tratterà i magneti derivati dal disassemblaggio di motori elettrici e da rifiuti da apparecchiature elettriche ed elettroniche oppure da una linea di smontaggio automatizzato di hard disk realizzata da Osai e Ku Leuven, che si avvale pure di tecnologie di intelligenza artificiale.

Lo scale-up industriale è previsto in un secondo progetto, Inspiree, finanziato da Cinea, l’Agenzia esecutiva europea per il clima, l’infrastruttura e l’ambiente, con un Consorzio formato da Itelyum, Erion, Eit RawMaterials, Glob Eco e Università degli Studi dell’Aquila.

Inspiree punta a trattare fino a 2mila tonnellate di magneti permanenti all’anno, equivalenti a quelle presenti in più di 600mila motori elettrici e ibridi. Da questi materiali potranno essere recuperate oltre 500 tonnellate di composti di terre rare.

Considerando che la produzione europea di magneti permanenti annua è di 1.600 tonnellate, l’Italia sarebbe già in grado di sviluppare una catena del valore circolare del riciclo degli stessi all’interno dei confini europei, riducendo così la dipendenza dalle importazioni extra-UE, soprattutto da Russia e Cina.


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