“In 20 secondi poteva dileguarsi”: per i giudici non è violenza sessuale
“Non ha adoperato alcuna forma di violenza” sessuale, perché la vittima ha avuto 20-30 secondi di tempo per sottrarsi. Sono racchiuse in questa breve considerazione le motivazioni dei giudici che hanno portato ad assolvere un sindacalista dalle accuse di molestie sessuali nei confronti di una donna che si era rivolta a lui per una vertenza. Questa l’avevamo già sentita, o meglio ci era stato detto, sempre da una sentenza, che se la durata della molestia si teneva sotto i dieci secondi non poteva essere considerata tale. Motivo per cui era stato assolto un bidello da una “palpata”.
I giudici ci son cascati di nuovo, con il caso della hostess. Nelle motivazioni rese pubbliche dalla Corte d’Appello di Milano la violenza sessuale denunciata dalla donna contro un sindacalista, non può essere considerata tale: i giudici avevano ritenuto troppi i 20 secondi che la donna aveva impiegato per reagire alle presunte molestie. Dal processo emerge “come l’imputato non abbia adoperato alcuna forma di violenza – ancorché si sia trattato, effettivamente, di toccamenti repentini – tale da porre la persona offesa in una situazione di assoluta impossibilità di sottrarsi alla condotta”.
Condotta che “non ha vanificato ogni possibile reazione della parte offesa, essendosi protratta per una finestra temporale”, i famigerati “20-30 secondi”, che “le avrebbe consentito anche di potersi dileguare”. Una decisione controversa che arriva dopo anni dalla denuncia, visto che i fatti risalgono al 2018, quando il sindacalista che era in servizio a Malpensa. Sentenza bollata dall’Associazione Differenza Donna come un passo “indietro di 30 anni”.
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