Cronaca

Il giallo di Dubai, riaperto il caso sulla morte di Matacena

di Rita Cavallaro -


Si tinge di giallo e prende i contorni di un intrigo internazionale la morte dell’ex deputato di Forza Italia, Amedeo Matacena. La Procura di Reggio Calabria, infatti, ha riaperto il caso con l’ipotesi di duplice omicidio e disposto la riesumazione, per procedere all’autopsia, sulle salme di Matacena e della madre Raffaella De Carolis, deceduti per infarto rispettivamente il 16 settembre 2022 e il 18 giugno dello stesso anno, a Dubai. Nel registro degli indagati è stata iscritta la 43enne Maria Pia Tropepi, l’ultima moglie dell’ex parlamentare di Forza Italia, che viveva con lui all’epoca dei fatti. Matacena, infatti, era fuggito negli Emirati Arabi a causa del suo coinvolgimento nell’operazione “Olimpia”, considerata la più grande offensiva dello Stato nei confronti della ‘ndrangheta operante nella provincia di Reggio Calabria.

L’ex deputato forzista fu accusato di avere richiesto l’appoggio elettorale alla famiglia della ‘ndrina dei Rosmini. Circostanza, questa, avvalorata anche dalle frequentazioni amichevoli che Matacena intratteneva con i figli del boss di Sinopoli, Carmine Alvaro, detto “U cupertuni”. E nel 2012 era arrivata la condanna a cinque anni di reclusione, per il reato di concorso esterno in associazione mafiosa, emessa dalla Corte d’Assise d’appello di Reggio Calabria, poi rivista e diminuita di due anni dalla prima sezione penale della Corte di Cassazione. Per sfuggire alla giustizia, dunque, diviene un latitante. Una latitanza che, nel 2014, è costata cara all’allora ministro dello Sviluppo Economico, Claudio Scajola, arrestato dalla Dia di Reggio Calabria con l’accusa di aver favorito la fuga del parlamentare e di voler pianificare un suo trasferimento in Libano, passando per gli Emirati. E proprio a Dubai si trovava Matacena, insieme alla madre che lo aveva raggiunto per sfuggire anch’essa alla condanna per concorso esterno con la ‘ndrangheta rimediata nell’ambito dello stesso processo del figlio.

Le operazioni di riesumazione, al cimitero di Formia dove si trova la salma di Matacena e a quello di Reggio Calabria, luogo di sepoltura della madre, inizieranno i primi di ottobre. Dopo di che, il medico legale Aniello Maiese e la tossicologa Maria Chiara David eseguiranno le autopsie sulle salme. Il sospetto della Procura, guidata da Giuseppe Lombardo, è che sia Amedeo Matacena che Raffaella De Carolis possano essere stati avvelenati da sua moglie Maria Pia. I due, infatti, si erano sposati pochi mesi prima che il politico accusasse il malore che l’ha poi portato alla morte. La donna, originaria di Lamezia Terme, da tempo vive tra gli Emirati Arabi e l’Italia. In qualità di erede dovrebbe aver accesso al sostanzioso patrimonio del marito, ma stranamente, subito dopo la morte dell’ex parlamentare, avvenuta a distanza di tre mesi da quella della madre, si era opposta alla richiesta avanzata dalla famiglia circa il rimpatrio della salma sostenendo, tra le altre cose, che lo stesso Matacena aveva espresso il desiderio di essere cremato. Forse proprio questa opposizione ha acceso i riflettori sulla vicenda. I figli, tuttavia, in primavera sono riusciti a far rientrare il corpo di Matacena in Italia. E ora la palla passa agli inquirenti, che dovranno confermare se madre e figlio siano deceduti per cause naturali o se possano essere stati vittime di un omicidio mascherato da malore.

“Athos Matacena non è autore di alcuna denunzia e di alcun esposto”, ha spiegato l’avvocato Candido Bonaventura, che assiste il figlio avuto dall’ex forzista con Chiara Rizzo, parte offesa nel procedimento penale istruito dalla Procura. “Questo procedimento nasce a prescindere dalla nostra attività. Noi non abbiamo fatto nessuna attività”, sottolinea il legale, “e per queste ragioni, al momento non ci siamo presentati all’udienza di conferimento dell’incarico al perito della Procura. Aspettiamo cosa emergerà dall’autopsia e dopo, se ci saranno degli esiti positivi per noi ed evidentemente negativi per gli indagati, allora a quel punto sicuramente svolgeremo le nostre attività costituendoci parte civile”, ha concluso.


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