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Micro-pause per un maxi-lavoro: il nuovo trend

di Lorenza Sebastiani -


Il nuovo trend del lavoro: micro-pause per un maxi-lavoro – Lavora, lavora, lavora. Questa è un’epoca in cui non si stacca mai. Ma la pausa dal lavoro, anche brevissima, è sacra e aumenta la produttività, lo dicono gli esperti. Con il ritorno alla routine lavorativa post-estate sempre più aziende e professionisti stanno adottando il concetto di micro-pause, brevi interruzioni di 5-10 minuti durante la giornata, per migliorare la produttività e il benessere mentale. Ma si tratta di un vero trend o solo di un’illusione? Ecco cosa ci dicono i dati e le esperienze aziendali concrete.
Innanzitutto, queste brevi interruzioni, devono essere prese a intervalli regolari e più volte durante la giornata. Hanno durata inferiore ai 10 minuti, ricaricano energie, alleviano lo stress e semplicemente fanno riposare il corpo. Attività come fare stretching, prendere un caffè o fare una breve passeggiata possono essere esempi perfetti di micro-pause. Perché pausa sì, ma non è che bisogna rimanere fermi come statue. Questo tipo di break è stato riconosciuto per i suoi effetti sul miglioramento della salute fisica e mentale, aumentando la concentrazione e riducendo la fatica.

Diversi studi dimostrano che brevi interruzioni possono migliorare notevolmente l’efficienza professionale. Ad esempio, Nestlé UK incoraggia i suoi dipendenti a prendere brevi pause dallo schermo, dimostrando che queste pratiche migliorano la concentrazione a lungo termine. Un’altra azienda leader nel settore del benessere sul lavoro, Work-Fit, ha evidenziato come l’implementazione di micro-pause nelle aziende statunitensi abbia portato a un aumento significativo della produttività e del benessere dei dipendenti. E ancora Coolbreakrooms, una piattaforma specializzata nel design e ottimizzazione delle aree di pausa, ha documentato come l’introduzione di break flessibili abbia migliorato il morale e la soddisfazione dei dipendenti, riducendo il burnout, quello che una volta veniva chiamato esaurimento nervoso o psicofisico. Tra le aziende che utilizzano con successo le micro-pause ci sono diverse imprese statunitensi che hanno creato spazi dedicati a piccoli momenti di relax, per aiutare i dipendenti a ricaricarsi durante il giorno. Perché si sa che tutto ciò che è davvero esaltante, viene sempre dagli Stati Uniti.

Insomma, sebbene le micro-pause siano ormai una pratica diffusa in molte aziende, la loro reale efficacia può variare in base alla cultura lavorativa e alla capacità dell’azienda di integrarle in modo strutturato. Studi recenti hanno confermato che possono prevenire problemi fisici, ma il successo di questa pratica dipende da una corretta pianificazione e da una cultura aziendale che ne valorizzi l’importanza. In pratica, se un dipendente fa pause perché obbligato dal contratto di lavoro, ma poi il suo capo lo fa sentire in colpa per essersi goduto la pausa, l’effetto benefico svanisce. In conclusione, se implementate correttamente, possono migliorare significativamente la produttività e il benessere dei dipendenti. Tuttavia, la loro adozione richiede un cambiamento culturale da parte dei contesti di lavoro, che devono riconoscerne il valore.

In pratica, è un’estensione del concetto più ampio di “work-life balance”, ossia la costante ricerca di un equilibrio tra vita privata e lavoro, diventato sempre più centrale dopo la pandemia. Si differenzia dalle classiche pause caffè o pause pranzo perché non richiede un lungo intervallo. Al contrario, il loro scopo è spezzare la monotonia del lavoro in ufficio o da remoto con momenti brevissimi di disconnessione. Ma i suoi benefici sono verità o mito? Verità, è dimostrato. Uno studio condotto dall’Università dell’Illinois ha dimostrato che le micro-pause di 5 minuti ogni 25-30 minuti di lavoro migliorano significativamente la capacità di concentrazione e riducono l’affaticamento cognitivo. Altri studi pubblicati sulla rivista Journal of Occupational Health Psychology evidenziano che possono addirittura migliorare la soddisfazione lavorativa.
Fermarsi per respirare non significa abbassare la produttività, quindi. Uno studio condotto dalla NASA ha rivelato che pause brevi e frequenti aumentano l’efficienza dei piloti del 16% rispetto a chi lavora senza interruzioni. Anche in settori ad alta pressione, come quello medico, l’Australian National Health Service ha adottato le micro-pause per i chirurghi, migliorando i loro tempi di reazione e riducendo gli errori durante le operazioni.

Ma in Italia siamo pronti per queste avanguardie? Da noi l’approccio alle micro-pause è ancora in fase di sperimentazione, ma alcune aziende stanno iniziando a inserirle nel proprio modus operandi. In un contesto nazionale in cui lo stress lavorativo è una delle principali cause di malattie legate al lavoro (dati INAIL), l’adozione di queste pratiche potrebbe segnare un passo avanti nella promozione di un ambiente di lavoro più sano e produttivo.
Non mancano le critiche. Alcuni esperti di gestione aziendale ritengono che, in realtà, le micro-pause possano frammentare eccessivamente la giornata, soprattutto in contesti in cui è richiesta una concentrazione continua, come il settore finanziario o quello legale.
Resta da vedere se questa tendenza diventerà la nuova normalità. Nel caso, sarebbe un cambiamento significativo, soprattutto per quei contesti professionali dove lo stress e la pressione costante hanno finora avuto la meglio sul benessere dei lavoratori.


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