Maradona ancora senza giustizia, slitta il processo
MARADONA: GLI ANNI DI NAPOLI / SPECIALE. Contrastato da Franco Baresi in Napoli-Milan del 21 ottobre 1990. Sulla maglia ha lo scudetto, il secondo della storia del Napoli, vinto pochi mesi prima.
Non c’è (ancora) giustizia per Diego Armando Maradona: i giudici argentini dispongono un nuovo rinvio per il processo sulla sua morte. La prima udienza si sarebbe dovuta tenere già a giugno ma slittò al primo ottobre. Adesso, su richiesta dei difensori di tre degli otto imputati, è stato disposto l’ennesimo rinvio: se ne parlerà l’11 marzo 2025. A processo per la morte del Pibe de Oro, avvenuta il 25 novembre del 2020, ci sono il neurochirurgo Leopoldo Luque, la psichiatra Augusta Cosachov, lo psicologo Carlos Angel Diaz, il medico il medico coordinatore Nancy Edith Forlini, il coordinatore degli infermieri Mariano Ariel Perroni, il medico Pedro Pablo Di Spagna, gli infermieri Ricardo Omar Almiron e Gisela Dahiana Madrid. Proprio quest’ultima che aveva già ottenuto un primo rinvio chiedendo di essere giudicata a parte, da una giuria di suoi pari che, invece, inizierà il 2 ottobre prossimo. Per tutti le accuse parlano di negligenza e potrebbero costare agli imputati, tuttora latitanti e nel caso in cui fossero riconosciuti colpevoli, pene da otto a 25 anni di carcere.
La morte di Diego Armando Maradona arrivò, in una residenza di Tigre, a nord di Buenos Aires, a due settimane da un’operazione alla testa per la rimozione di un ematoma per un infarto. Aveva 60 anni. La notizia scatenò un’ondata di commozione in tutto il mondo per la perdita di un calciatore che, innegabilmente, ha scritto la storia dello sport e ha contribuito a rendere il futbol il fenomeno popolare che, nonostante tutto, rimane ancora oggi. Alla commozione, però, seguì l’indignazione. Perché la famiglia del Pibe puntò da subito il dito contro l’équipe sanitaria che avrebbe dovuto curarlo. Spuntarono audio inquietanti, a distanza di pochi mesi dal decesso dell’ex stella di Boca Juniors, Barcellona e Napoli. Tra cui quelli attribuiti al neurochirurgo Luque che, proprio mentre El Diez era in agonia, gli dava del “ciccione”.
Un processo, quello per far luce sulle eventuali responsabilità nella morte di Maradona, che in Argentina, e non solo, è seguito con molta attenzione. Sempre che, prima o poi, inizi. Intanto il tribunale di San Isidro ha accettato l’ennesimo rinvio.
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