La manovra passa da Bruxelles. Tic toc: le ore passano, si avvicinano le scadenze, la manovra è già un cantiere aperto; ma, entro e non oltre il 20 settembre prossimo, il governo dovrà avere già ben in testa (e sulle carte) cosa intende fare in vista del documento di bilancio 2025. Già, perché a Bruxelles si attende il piano strutturale di bilancio dal momento che, ormai lo sanno anche i sassi, l’Italia è sotto la lente d’ingrandimento della Commissione per gli effetti del nuovo Patto di stabilità (senza crescita). L’unica cosa sicura, al momento, appare la volontà forte di Palazzo Chigi di puntare sul taglio del cuneo fiscale per irrobustire i salari, sull’adeguamento delle pensioni minime, su una sforbiciata all’Irpef per il cosiddetto ceto medio. Obiettivi importanti che necessitano di risorse importanti. Da qualche parte il Mef diretto dal ministro Giancarlo Giorgetti dovrà pur prenderle. Ecco che spunta la proposta di mandare in pensione i dipendenti della Pa a 70 anni. Su base volontaria e, dai 67 anni in poi, per chi sceglie di restare in servizio, compiti di tutoraggio e affiancamento. Dai sindacati s’è alzato un no compatto che ha coinvolto anche, o forse soprattutto, le sigle che riuniscono gli agenti di polizia. E mentre la Cgil intona la canzone della mobilitazione, Forza Italia ha annunciato di aver espresso le sue priorità al ministro durante un incontro tenutosi “in un clima costruttivo” tra il capogruppo Gasparri e lo stesso Giorgetti: “Cuneo fiscale, pensioni minime, fisco, estensione flat tax, donne, lavoro autunomo, start-up e mutui per i giovani”. Giorgetti incassa ma ribadisce che di soldi, in cassa, ce ne sono pochini. Tic toc. Bruxelles aspetta la manovra che verrà.