Assalto al Pronto soccorso, i medici: “Siamo in trincea”
I pronto soccorso italiani di nuovo alla ribalta delle cronache per l’ennesimo episodio di violenza. Questa volta è toccato allo staff sanitario dell’ospedale “Riuniti” di Foggia, e precisamente a due infermieri, aggrediti dall’ennesimo paziente fuori controllo. Nella notte di domenica un ragazzo poco più che maggiorenne in evidente stato di agitazione, dopo la registrazione di prassi e senza un motivo valido, ha iniziato ad inveire contro i due operatori sanitari e poco dopo li ha aggrediti selvaggiamente con schiaffi, pugni e calci. Alcuni testimoni hanno fatto scattare immediatamente l’allarme tanto che poco dopo sono arrivati i carabinieri, i quali hanno arrestato in flagranza di reato il giovane diciottenne con l’accusa di lesioni personali a soggetti esercenti professione sanitaria e resistenza a pubblico ufficiale. Purtroppo per il nosocomio foggiano non è la prima volta che succede un episodio del genere. Mercoledì scorso una ragazza ventiduenne di Cerignola, Natasha Pugliese, è morta durante un intervento chirurgico e, una volta comunicata la notizia del decesso ai parenti e amici accorsi, una cinquantina di persone, si è scatenato il panico. Il gruppo sarebbe riuscito a guadagnare l’ingresso nel reparto per poi scagliarsi contro i medici, secondo loro responsabili del tragico evento. In pochi minuti la situazione è degenerata al punto che medici, anestesisti ed infermieri sono stati costretti a barricarsi in una stanza per sfuggire all’ira dei congiunti. Un chirurgo è stato colpito con diversi pugni in viso, riportando ferite e contusioni ad una mascella, mentre un collega è stato spintonato e, una volta a terra, percosso con calci e pugni. Una terza dottoressa, infine, ha riportato la frattura di una mano, rimasta schiacciata dalla porta mentre tentava di mettersi in salvo. Sul posto è stato necessario l’intervento degli agenti delle volanti della Questura di Foggia, che hanno cercato di riportare la calma, identificando i presenti e avviando le indagini del caso. “Abbiamo avuto paura anche di morire”, ha commentato uno dei dottori aggrediti, nel corso dell’incontro che si è tenuto in Prefettura con il sottosegretario alla Salute, Marcello Gemmato, il quale ha ribadito la vicinanza delle istituzioni ai sanitari. “Questo genere di episodi non fanno altro che determinare l’allontanamento dei sanitari da questo lavoro e il servizio di emergenza-urgenza ben presto rischia di essere totalmente svuotato”, ha detto la direttrice del pronto soccorso dell’ospedale “Riuniti”, Paola Caporaletti, sottolineando che “c’è tanta tristezza, noi svolgiamo una professione di aiuto per la quale ci vuole competenza e lucidità nell’emergenza. Dover pensare a difendersi da aggressioni ed ingiurie interrompe il lavoro di soccorso” ha concluso. Ora i medici chiedono l’intervento del governo a tutela della loro sicurezza sul posto di lavoro e per l’incolumità fisica. E proprio dalla Puglia parte la protesta contro quella che sta diventando una deriva pericolosa. Anaao Assomed e Cimo Fesmed hanno infatti proclamato nelle scorse ore lo stato di agitazione, annunciando che scenderanno in piazza per dare vita a una manifestazione unitaria, che si terrà il prossimo lunedì a Foggia, alla presenza dei segretari nazionali dei due sindacati di categoria Pierino Di Silverio e Guido Quici. “Una escalation continua e inarrestabile”, denunciano i sindacati dei medici, secondo i quali alle origini delle aggressioni sempre più diffuse ci sarebbe la crescente frustrazione dei pazienti nei confronti della sanità pubblica. Le lunghe liste d’attesa, con il miraggio di poter prenotare le visite in intramoenia, i tempi biblici di accettazione al triage nei pronto soccorso affollati, il crollo della fiducia nelle competenze di medici e infermieri. Il tutto farebbe aumentare il livello di aggressività dei pazienti, in una spirale di violenza ormai del tutto inaccettabile. “Ormai lavoriamo in trincea”, concludono i dottori.
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