Economia

Un Piano Marshall per fare l’Europa, due per salvarla

di Giovanni Vasso -

Italian Prime Minister Mario Draghi attends the second day of an EU Council meeting in Brussels, Belgium, 21 October 2022. ANSA/ CHIGI PALACE PRESS OFFICE/ FILIPPO ATTILI +++ ANSA PROVIDES ACCESS TO THIS HANDOUT PHOTO TO BE USED SOLELY TO ILLUSTRATE NEWS REPORTING OR COMMENTARY ON THE FACTS OR EVENTS DEPICTED IN THIS IMAGE; NO ARCHIVING; NO LICENSING +++ (NPK)


Le voci di dentro, quelle che non hanno nomi ma mandanti, hanno sghignazzato: il bazooka è tornato; e qualcosa vorrà pur dire se hanno parlato mentre Mario Draghi, ieri, stava ancora presentando il suo piano per rilanciare l’Ue. Il piano dell’ex presidente della Bce è di quelli che non ammettono né repliche né distinguo. L’Unione europea, così com’è, è tutta sbagliata. Investe male, appesantisce le imprese, non riesce a prendere una decisione che sia una. E così, dopo anni bacchettare Stati membri e governi discoli, Bruxelles si è accorta che gli altri hanno messo la freccia. Gli americani e i cinesi sono più ricchi di noi e più potenti. Perché hanno investito, e bene, lì dove l’Ue s’è accontentata (nel migliore dei casi) di legiferare (male, come ha detto l’ex premier criticando Ai Act, Gdpr e gli altri fiori all’occhiello degli euroburocrati): digitale, innovazione e difesa. Come un novello De Gaulle, Draghi striglia l’Europa a investire sugli armamenti: non possiamo più dipendere da altri per la nostra difesa. Specialmente se poi vogliamo o dobbiamo far la guerra in giro per il mondo. Ma non lo si può fare senza investire sul digitale. Oggi, dice l’ex premier, siamo irrilevanti: solo 4 aziende europee sono nella Top 50 dell’innovazione. Per tentare di recuperare il gap che ci separa dagli altri, per attuare le 170 proposte “tutte immediatamente attuabili”, per Draghi occorrono 800 miliardi di euro. Pari al 4,4-4,7% del Pil dell’Ue nel 2023, “per fare un paragone, gli investimenti del Piano Marshall nel periodo 1948-51 equivalevano all’1-2% del Pil dell’Ue”. Ce ne è voluto uno per farla, due ne occorreranno per salvarla. E non è manco sicuro che l’Ue possa tornare competitiva. Già, perché occorrerebbero almeno altre due riforme gigantesche: quella della governance, che superi il criterio dell’unanimità nelle decisioni e quella del debito comune, di passare dalle parole ai fatti e istituzionalizzare il modello Recovery per il futuro. Tutta roba che a Francoforte, e più in generale in casa dei Frugali, suona come una bestemmia nella chiesa del rigore, dell’austerità. Il bazooka sarà tornato, come sghignazzano le voci di dentro, ma i suoi colpi li spara su un muro di gomma impenetrabile. “Ispirerà il mio lavoro per i mesi a venire”, sibila Ursula mentre ovunque s’alzano peana adoranti al ritorno del Re Draghi e del suo bazooka spara soldi. Ma, senza scomodare né Machiavelli né Sun Tzu, acclamare è talora il metodo migliore per zittire le voci. Non quelle di dentro, ma quelle che contrastano alle “narrazioni” ufficiali.  


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