Attualità

Intelligenza artificiale, ecco le tecnologie per smascherarla

di Redazione -


di LUCIA VARGAS
IdentifAI, una startup italiana pioniera nel campo dell’intelligenza artificiale (IA), ha chiuso un round di finanziamento seed da 2,2 milioni di euro guidato da United Ventures, uno dei principali gestori di venture capital focalizzati su startup tecnologiche. L’obiettivo principale dell’investimento è sviluppare una tecnologia “degenerativa” capace di rilevare contenuti generati dall’IA, contribuendo a mitigare i rischi associati alla diffusione di video, immagini e audio artificialmente creati. La tecnologia sviluppata da IdentifAI si concentra su un problema sempre più rilevante nel panorama digitale: la proliferazione di contenuti artificiali, come i deepfake, che rappresentano rischi significativi in ambito politico, economico e geopolitico. Con un mercato delle intelligenze artificiali generative che ha raggiunto un valore di 45 miliardi di dollari nel 2023, e con previsioni di crescita per il settore del rilevamento di immagini false che lo vedono passare da 0,6 miliardi di dollari nel 2024 a 3,9 miliardi entro il 2029, la necessità di soluzioni di contrasto è sempre più evidente. “L’avanzamento tecnologico in ambito generative AI causerà un avvicinamento tra il mondo fisico e quello digitale rendendoli indistinguibili ad occhio umano. Credo sia nostro diritto essere informati, in ogni momento, su ciò che utilizziamo per alimentare la nostra mente, che a sua volta dirige la nostra opinione”, dichiara Marco Ramilli, fondatore di IdentifAI. Aggiungendo poi: “Questo finanziamento ci consentirà di fare ulteriori passi in avanti nella messa a punto dei nostri modelli degenerativi, in grado di distinguere i contenuti naturali da quelli artificiali, prodotti in molti casi da un’intelligenza artificiale avversaria”. Si parla, appunto, di passi avanti, perché IdentifAI non si limita a fornire strumenti di rilevamento per le immagini, ma si propone di diventare una soluzione completa per cittadini, consumatori e decisori, fornendo loro la capacità di discernere tra contenuti creati da esseri umani e quelli prodotti da macchine. Questo non solo per proteggere la veridicità dell’informazione, ma anche per garantire la sicurezza dei contenuti a livello globale. Con il crescente utilizzo dell’intelligenza artificiale per la creazione di contenuti visivi, sonori e testuali, aumenta anche la necessità di tecnologie che possano smascherare l’origine artificiale di tali contenuti. I deepfake, ad esempio, sono stati al centro di numerosi scandali e rischi di disinformazione, dimostrando come la manipolazione dell’immagine possa avere effetti devastanti sulla società e sulla stabilità politica. Per questo motivo è importante investire su delle soluzioni de-generative e la tecnologia di IndetifAI, basata su questi modelli, punta a rendere possibile l’identificazione accurata di artefatti creati dall’intelligenza. “L’investimento in IdentifAI è coerente con la nostra tesi di investimento, che prevede la selezione di iniziative in grado di fornire soluzioni innovative a problemi complessi, come ad esempio la mitigazione degli impatti collaterali e potenzialmente negativi legati alla diffusione delle intelligenze artificiali”, dichiara Massimiliano Magrini, managing partner & co-founder di United Ventures. Oltre a United Ventures, il round di finanziamento ha visto la partecipazione di noti business angels come Edoardo Alessandri di Wellness Holding, Matteo Fago, co-fondatore di Venere.com, e Umberto Paolucci di UP Invest. Questi investitori hanno riconosciuto il potenziale di IdentifAI, sia dal punto di vista tecnologico che strategico, e hanno scelto di sostenere l’azienda nella sua missione di creare un ambiente digitale più trasparente e sicuro. Con questo finanziamento, IdentifAI potrà ampliare la portata delle sue soluzioni, migliorando ulteriormente i propri algoritmi e avviando collaborazioni con aziende e organizzazioni interessate a proteggere l’integrità delle informazioni. Le negoziazioni con potenziali partner commerciali sono già in corso, segno che il mercato sta riconoscendo la necessità di strumenti capaci di distinguere i contenuti artificiali da quelli reali.


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