Esteri

Netanyahu e Zelensky il destino di due leader Usa e getta

di Ernesto Ferrante -


Correva l’anno 1990 quando i Pooh vinsero a Sanremo con il brano “Uomini soli”, scritto da Valerio Negrini. “Ma quaggiù non siamo in cielo, e se un uomo perde il filo, è soltanto un uomo solo”, cantavano Dodi Battaglia, Red Canzian, Roby Facchinetti e Stefano D’Orazio. Quel filo sembrano averlo perso per davvero Benjamin Netanyahu e Volodymyr Zelensky, rispettivamente premier israeliano e presidente ucraino, “nemici” in patria e con sempre meno amici all’estero.
L’uno alle prese con le impuntature dell’ala estremista del suo esecutivo e l’aperta ostilità delle famiglie degli ostaggi ancora nelle mani di Hamas, l’altro in piena fase di epurazione dei suoi ex fedelissimi nel bel mezzo di un’ondata di crescente diffidenza. Entrambi scaricati dagli Stati Uniti.
Il ministro israeliano per la Sicurezza nazionale, l’esponente dell’ultradestra Itamar Ben Gvir, ha annunciato che sta lavorando per mettere fine alle trattative con Hamas su un possibile accordo che porti a un cessate il fuoco a Gaza e al rilascio degli ostaggi. “Un Paese a cui uccidono sei ostaggi a sangue freddo non conduce negoziati con gli assassini, ma interrompe i colloqui, blocca il trasferimento di carburante ed elettricità e li schiaccia fino al crollo”, ha aggiunto il ministro.
Potrebbe essere a Bruxelles, nel ruolo di ambasciatore, il futuro del dimissionario ministro degli Esteri ucraino, Dmytro Kuleba, in carica dal quattro marzo 2020. La lettera presentata alla Verkhovna Rada (il Parlamento di Kiev) ha chiuso ufficialmente una parentesi da capo della diplomazia ucraina nel bel mezzo di una guerra. Kiev perde il suo volto più riconoscibile e il suo ministro più importante. L’uomo ospitato in Irpinia negli anni dopo il disastro di Chernobyl, avvenuto nel 1986, che ha tentato in questi 30 mesi di ostilità di costruire un’ampia rete politica di sostegno al suo Paese.
Il Cremlino ha fatto sapere che “sta seguendo attentamente” il rimpasto di governo in atto in Ucraina, ma ha escluso che le dimissioni e le nomine in corso possano avere “un qualsiasi effetto” sui negoziati. Un’implicita ammissione di una verità che appare sempre più solare: a trattare saranno Usa e Russia senza intermediari (Zelensky).


Torna alle notizie in home