Prima la pioggia oleosa poi la nube nera: il disastro ambientale di Isab sud
Disastro ambientale generato dal secondo polo petrolchimico più grande d’Europa. È su questa ipotesi che la Procura di Siracusa ha aperto un fascicolo, a seguito della pioggia oleosa del 26 agosto scorso e della nube nera sprigionatasi lunedì dagli impianti Isab sud di Priolo Gargallo. Un fenomeno che ha suscitato preoccupazione tra la popolazione, la quale teme rischi per la salute pubblica, tanto che la Regione Siciliana ha già chiesto una relazione all’Arpa per identificare la sostanza oleosa e determinarne l’origine. Nel mentre, l’impianto Topping della raffineria in cui sarebbe avvenuto un disservizio elettrico importante, in grado di provocare l’arresto di 100 unità e fenomeni di sfiaccolamento sfociati nella nube nera, è sotto sequestro già dal 26 agosto scorso, quando i carabinieri si sono recati nell’impianto dal quale è partita la pioggia oleosa per evitare manomissioni dei macchinari. “Sono in corso di verifica, anche attraverso la nomina di consulenti tecnici, le cause che hanno determinato l’evento, gli effetti ambientali e sulla salute umana derivati dallo stesso”, ha detto la procuratrice di Siracusa, Sabrina Gambino, precisando che “è stato disposto il sequestro probatorio della porzione dell’impianto dal quale si è propagata la sostanza nebulizzata, con autorizzazione per l’impresa a proseguire le attività di lavorazione con prescrizioni, al fine di non compromettere i processi produttivi che dipendono dalla porzione dell’impianto in oggetto e non cagionare eventuali e peggiori danni ambientali, prospettati dalla stessa impresa in caso di blocco delle attività”. Insomma, nonostante la gravità dell’incidente, lo stabilimento petrolchimico, che sarebbe sprovvisto di una rete di controllo ambientale efficace, continua la produzione, così come è avvenuto in passato. Solo nell’ultimo anno, prima della pioggia oleosa e della nube nera, si erano verificati altri due eventi importanti, che avrebbero potuto avere effetti sia sulla fornitura energetica che sulla situazione occupazionale. La società è stata venduta nel 2023 dai russi di Lukoil ai ciprioti di Goy Energy: movimenta il 90 per cento delle materie prime e dei prodotti petroliferi, con una capacità di raffinazione di 320mila barili al giorno, una forza di stoccaggio di 4 milioni di metri cubi, un sito di produzione di energia elettrica a ciclo combinato da 532 megawatt e la raffinazione del 22 per cento del carburante che finisce nei veicoli di tutta Italia. Motivo per il quale, nonostante le difficoltà produttive, occupazionali e le presunte ripercussioni ambientali, il governo è già intervenuto alla fine del 2022 con il decreto “salva Isab”, un provvedimento varato per “blindare” quello che viene ritenuto un sito di interesse nazionale, strategico nel settore energia in quanto è il secondo petrolchimico più grande d’Europa. Contro il decreto si era mossa la Magistratura, che già indagava per disastro ambientale riguardo al sequestro dell’impianto Ias di Priolo. Il gip del Tribunale di Siracusa, Salvatore Palmeri, aveva sollevato alla Consulta questioni di legittimità. E la Corte Costituzionale si è pronunciata a giugno scorso, sostenendo che “una disciplina derogatoria, in relazione ad attività produttive di interesse strategico nazionale, è costituzionalmente legittima solo se non supera i 36 mesi” e sottolineando che il giudice è tenuto ad autorizzare la prosecuzione dell’attività degli impianti. Che, però, non splendono ancora sotto il profilo della sicurezza. L’Isab, che nel luglio scorso ha nominato come nuovo direttore generale Giovanni Lo Verso, ha fatto sapere che, in merito alla pioggia oleosa del 26 agosto, “la società ha tempestivamente ottemperato a quanto previsto in termini di comunicazioni agli Enti preposti (prima informativa trasmessa alle Protezioni Civili pochi minuti dopo l’evento) e ha avviato un’analisi interna”. Inoltre, in merito alle conseguenze ambientali, ritiene che “in termini di qualità dell’aria sono stati analizzati i dati delle centraline poste sul territorio, con particolare riferimento a quelle presenti negli abitati di Città Giardino e Belvedere, dai quali sono emersi valori al di sotto delle soglie limite di riferimento”. La stessa società precisa di aver già attivato l’iter di verifica con il ministero dell’Ambiente e gli altri enti preposti, ai quali verranno forniti i prelievi di tutti i campioni.
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