Politica

Ius scholae, ancora distinguo in maggioranza

di Giuseppe Ariola -


Ancora frizioni in maggioranza sullo ius scholae, con Forza Italia che rilancia l’ipotesi di presentare un provvedimento per concedere la cittadinanza ai figli degli immigrati una volta concluso un ciclo di studi di dieci anni e gli alleati di governo che confermano la propria contrarietà a una simile ipotesi. “Io non faccio nessuna marcia indietro” ha tuonato il segretario nazionale azzurro Antonio Tajani nel corso di un evento a Ceglie, aggiungendo di aver dato “mandato ai gruppi di fare uno studio sulla questione della cittadinanza e sulle normative e orientare una proposta di legge”. Il numero uno di Forza Italia ha anche indirettamente voluto replicare a quanti hanno additato la proposta come un tentativo di occupare il dibattito politico nel corso della pausa estiva, spiegando che lo ius scholae “non è stato un argomento balneare, è un tema sul quale noi abbiamo sempre detto la nostra e continueremo a farlo”. Se i forzisti tengono dunque il punto, lo stesso si registra sul fronte di Lega e Fratelli d’Italia che ribadiscono la propria contrarietà. Salvini, nel ribadire che lo ius scholae non è all’ordine del giorno del governo e non è nel presente del programma di centrodestra. Non solo, perché il leghista è andato anche oltre, aggiungendo che un provvedimento in tal senso “non serve”, anche perché “l’Italia è il Paese europeo che ha concesso più cittadinanze in assoluto”. Sulla stessa lunghezza d’onde anche il capogruppo di Fratelli d’Italia alla Camera, Tommaso Foti, che proprio come Salvini sottolinea che lo ius scholae “non è nel programma del governo, non è un priorità del governo e non è un argomento che finora è stato posto all’ordine del giorno”. Contrariamente a quanto sostenuto da Antonio Tajani, il presidente del primo gruppo di maggioranza a Montecitorio derubrica la questione a “un tema estivo, una discussione nata all’indomani della vittoria alle olimpiadi della nazionale di pallavolo. Dopodiché quando il Parlamento è chiamato a pronunciarsi, la maggioranza saprà pronunciarsi con chiarezza”, chiosa.


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