Telegram, rilasciato in Francia Pavel Durov
Pavel Durov è stato rilasciato dalle autorità francesi. Il fondatore di Telegram è stato liberato alla fine del periodo di fermo che sarebbe scaduto questa sera. Lo attende il tribunale dove, come si legge in un comunicato ufficiale del procuratore di Parigi riportato da Rainews, dovrà attendere alla sua prima apparizione e sostenere l’eventuale incriminazione. I capi di accusa nei confronti di Pavel Durov sono tanti e pesanti. Ipotesi di reato da rabbrividire che vanno dalla pedopornografia al traffico di droga per giungere alle frodi e alla criminalità organizzata. Tutte, però, unite da una, grande, accusa rivolta allo stesso Telegram: quella di non voler collaborare con le autorità e il rifiuto dell’azienda a condividere informazioni e documenti quando richiesti dagli inquirenti. Messa così, chiarita nei suoi aspetti fondanti, l’indagine assume contorni più chiari. Il favoreggiamento sostanzialmente imputato a Telegram sta nella mancanza di collaborazione nei confronti dell’autorità che, in pratica, sottrarrebbe alla legge un territorio digitale enorme. Stimato in circa un miliardo di utenti.
Ma chiaramente quando si parla di aziende e piattaforme così grandi, specialmente in questo scenario globale e con un protagonista ingombrante come Pavel Durov, che gode di doppia cittadinanza francese e russa, il caso non può essere così semplice. E inutilmente s’è sgolato finora il presidente Emmanuel Macron che ha minimizzato la portata del fermo affermando che non si trattasse di un’operazione politica. Ricostruzione fortemente criticata dal Cremlino che, dimenticando gli scontri aperti con Durov e soprattutto con suo fratello Nikolai, s’è intestata la battaglia per la liberazione e il rilascio dell’imprenditore. Uno scontro tra Parigi e Mosca che ha trascinato ancora più in basso il livello già deteriorato delle relazioni bilaterali tra i due Paesi. Per adesso Durov è stato rilasciato. Ma lo scontro internazionale, così come l’indagine che lo coinvolge, continua.
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