Attualità

L’impasse di Macron, presidente “tossico”

di Angelo Vitale -


Macron non cede, nonostante la persistente impasse: “Il lavoro continua, la porta è aperta e do il benvenuto a tutti coloro che sono disposti a venire e a continuare a lavorare per il miglior interesse del Paese”. Così il presidente francese ha aggiornato la stampa sulle consultazioni in corso all’Eliseo per la nomina del nuovo premier. Quelle che, però, aveva avviato escludendo le due ali estreme dello schieramento politico del Paese, pure quella che gli ha consentito la vittoria in elezioni al momento “inutili” per la stabilità della Francia, a due mesi dall’esito del voto.

“Il presidente della Repubblica ha appena creato una situazione di eccezionale gravità”, aveva scritto su X il leader di La France Insoumise, Jean-Luc Melenchon, commentando la decisione di Emmanuel Macron di escludere la possibilità di un governo del Nuovo fronte popolare in nome “della stabilità istituzionale”. “La risposta popolare e politica deve essere rapida e ferma. Sarà presentata una mozione di destituzione”, aveva minacciato, chiamando la sinistra in piazza.

L’impasse in Francia rischia di impattare su crescita e consolidamento dei conti, in un momento in cui il Paese è chiamato a rilanciare un Pil deludente e ad attuare il taglio del deficit chiesto dall’Ue. Il tutto sotto la lente delle agenzie di rating e dei mercati.

Anche se la Francia incassa, in questo mese, un dato in aumento per la fiducia dei consumatori francesi che, secondo i risultati diffusi dall’Insee, hanno toccato il livello più alto dall’inizio della guerra in Ucraina: un indice salito a 92 punti ad agosto.

Ciò nonostante, Macron arriva ad essere definito “tossico” da Thomas Legrand su Liberation: “Sicuramente non è all’altezza del compito. Il suo procrastinare, e ora la sua negazione della democrazia, rischiano di creare l’instabilità che dice di temere nel suo comunicato stampa di lunedì 26 agosto, in cui esclude di nominare a Matignon la candidata dell’NFP Lucie Castets. Perché il presidente, all’indomani della sconfitta del 7 luglio, constatando che la sua parte non disponeva più nemmeno della maggioranza relativa, non ha nominato un uomo o una donna in grado di far uscire la Francia – era l’occasione perfetta – da una cultura del confronto a una cultura del compromesso? Perché, seconda opzione, non ha semplicemente nominato questa persona, dal momento in cui il gruppo politico che è risultato vincitore ha proposto un nome e aveva un programma, e l’ha incaricata di costruire una maggioranza?”.


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