Gaza, l’intesa è lontana. Sullivan: “La Casa Bianca non mollerà”
I colloqui al Cairo su un possibile accordo per il cessate il fuoco a Gaza e il rilascio degli ostaggi si sono conclusi senza un accordo. Né Hamas né Israele hanno accettato le proposte dei mediatori per uscire dallo stallo.
Le trattative, secondo quanto riportato dall’Associated Press sul suo sito, continueranno a livelli più bassi nei prossimi giorni nel tentativo di colmare le restanti divergenze.
Il consigliere per la sicurezza nazionale della Casa Bianca, Jake Sullivan, ha assicurato che gli Stati Uniti continueranno a lavorare per arrivare ad un’intesa. Sullivan ha detto che gli Usa sono preoccupati che il conflitto in Medio Oriente possa ampliarsi. Anche per questo l’amministrazione Biden è in costante contatto con Tel Aviv in merito all’attuale situazione con Hezbollah.
Il quotidiano del Qatar al Arabyal Jadeed ha riportato che i funzionari statunitensi stanno facendo pressioni sia su Israele che sull’Egitto affinché riaprano il valico di frontiera di Rafah il prima possibile. Non è stato specificato, tuttavia, chi dovrebbe controllare l’importante passaggio sul lato dell’enclave palestinese in caso di ritiro israeliano.
L’Egitto “ha ribadito a tutte le parti” coinvolte nelle trattative “il suo ‘no’ alla presenza di forze israeliane nella zona del valico di Rafah e lungo il “corridoio Philadelphi”, al confine tra Egitto e Striscia di Gaza. Lo ha reso noto una fonte egiziana di alto livello al canale Al Qahera. Il Cairo starebbe gestendo la mediazione tra le parti “in modo coerente con la sua sicurezza nazionale preservando i diritti dei fratelli palestinesi”.
A rendere più difficile il raggiungimento di una sintesi, sono le provocazioni a ritmo quasi quotidiano degli estremisti che fanno parte del governo di Benjamin Netanyahu. Hamas ha invitato i palestinesi e gli arabi-israeliani a “intensificare” la lotta contro lo Stato ebraico, in seguito alle parole del ministro della Sicurezza israeliano, Itamar Ben-Gvir, che ha rivelato di appoggiare l’ipotesi di una sinagoga sul Monte del Tempio, chiamato anche Spianata delle Moschee.
Per la milizia islamista, “continuare a organizzare tour provocatori ogni giorno è una politica che getta benzina sul fuoco e che incontrerà una dura reazione da parte del popolo palestinese”.
Il ministro degli Esteri nonché primo ministro del Qatar, Mohammed bin Abdulrahman bin Jassim Al Thani, si è recato in visita a Teheran per incontrare il suo omologo iraniano, Abbas Araqchi.
Al centro dei colloqui gli ultimi sviluppi regionali con un focus particolare sulla situazione nella Striscia di Gaza e le recenti tensioni tra Israele e Libano dopo i raid dei caccia israeliani e la risposta di Hezbollah con oltre 320 razzi e droni lanciati per vendicare l’uccisione del suo comandante militare, Fuad Shukr.
Stando a quanto si legge in una nota diffusa dal ministero degli Esteri del Qatar, durante il faccia faccia tra Al Thani e Araqchi si è parlato dei rapporti di cooperazione e di come svilupparli. I due ministri, si precisa nel comunicato, hanno inoltre concordato sull’importanza di “mettere fine ai crimini delle forze di occupazione contro i nostri fratelli palestinesi, di porre fine alla guerra nella Striscia di Gaza e di fermare il terrorismo praticato dai coloni in Cisgiordania al fine di ridurre il pericolo di un’escalation nella regione”.
Tensione anche tra le rappresentanze diplomatiche. “La Gran Bretagna chiede il cessate il fuoco a Gaza mentre ignora i crimini selvaggi del regime contro i palestinesi”, ha scritto in un post l’ambasciata iraniana a Londra, in riferimento alle dichiarazioni del segretario di Stato per gli Affari Esteri britannico, David Lammy, che ha ribadito il sostegno della Gran Bretagna per la sicurezza di Israele.
“Dichiarazioni del genere indicano che Londra sostiene completamente il regime sionista e le sue azioni e che altri Paesi dovrebbero evitare di rispondere ai crimini del regime per evitare l’escalation”, ha attaccato l’ambasciata iraniana in una dichiarazione su X.
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