Cultura & Spettacolo

Those about to die, serie bella “da morire”

di Riccardo Manfredelli -


Con “Those About to die”, i dieci episodi della prima stagione sono disponibili on-demand dallo scorso 18 luglio 2024, Prime Video ha trovato la sua “The Crown”; in questo caso, però, non siamo al cospetto dei Reali Inglesi ma nella Roma imperiale al tempo di Vespasiano (Anthony Hopkins), teatro di una truculenta lotta di potere, le ultime tre puntate sono una vera e propria carneficina non adatta ai deboli di stomaco, che investe e insozza il palazzo e le province, la suburra e l’imponente Anfiteatro Flavio, che il visual design ha riportato al 79 d.C.
Così mentre i due figli di Vespasiano, Tito (Tom Hughes) e Domiziano (Jojo Macari) si fronteggiano per sedere sulla sedia curule che fu del padre, dai bassifondi Tenax (Iwan Rheon), proprietario di una agenzia di scommesse, prepara la sua scalata, la sua rivincita da un passato oscuro. Se “Those About to die” avrà una seconda stagione, lui conserverà certamente un ruolo centrale: «Questo è solamente il primo passo», anticipa da fuori campo nelle ultime sequenze del decimo episodio, «andrò a Siracusa per scoprire se è vero che anche io abbia nobili natali e, chissà, oltre al sangue magari avrò anche una terra da ereditare». E’ inoltre vero che molti di noi, a proposito “Those About to die” non è una di quelle serie che si prestano al più selvaggio binge-watching ma va gustata goccia a goccia, aspettano di sapere se l’innegabile tensione sessuale tra Tenax e Cala (Sara Martins) finalmente si libererà. La sete di vendetta continuerà invece ad animare Kwame (Moe Hashim), giovane numida, che giunto a Roma è diventato gladiatore per poi ottenere la spada di legno, vessillo imperiale che garantisce la libertà agli schiavi dell’arena.
Creata da Robert Rodat, e tratta dal romanzo omonimo di Daniel P. Mannix, “Those About to die” annovera nel cast anche l’italiana Gabriella Pession, che sul ruolo della patrizia Antonia Servilia ha raccontato: «E’ il coronamento di un sogno, perché sono anni che cerco di entrare nel mercato internazionale. Veramente la Legge di Murphy perché io ero in America per cercare di lavorare là e nel momento in cui sono rientrata in Italia, per riprendere la mia carriera qui, sono stata scelta per un progetto interamente americano». Divisa tra passione sensuale e divorante ambizione, Antonia è la variabile imprevedibile e imprendibile del racconto, ordisce omicidi, spegne il fuoco sacro del tempio di Vesta per far sì che la figlia ne diventi sacerdotessa massima: «E’ il ruolo che aspettavo, perché è la somma delle caratteristiche di tutte le donne che ho interpretato, ma con la maturità dei 40 anni», conclude Pession, indimenticata Vittoria Mari della serie Rai “Capri”, che ricorda anche l’intenso lavoro di preparazione fatto sotto la guida di un dialogue coach «perché tutti i nobili in “Those About to die” parlano l’inglese alto, shakespeariano, ho dovuto studiare per togliere tutti gli accenti: quello americano, quello irlandese e anche quello un po’ romano».


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