Editoriale

Tormentoni estivi e (finte) polemiche

di Adolfo Spezzaferro -


Il tormentone estivo dello ius scholae, pompato ad arte da stampa e tv per via della chiusura agostana del Parlamento (di qualcosa bisogna pur parlare), è una finta polemica politica. Ma ci sono sicuramente in ballo dei dati reali, dei fatti oggettivi. Uno è che il leader di Forza Italia Antonio Tajani ha sollevato la questione, aprendo al Pd, perché si sta ritagliando uno spazio che lo svincoli (almeno a livello mediatico) dalle posizioni degli altri due alleati della coalizione di destra-centro. Un altro dato politico ineluttabile è che così facendo Tajani dà la stura al solito coro delle sinistre secondo cui ora si spaccherà la maggioranza, cadrà il governo, arriverà un esecutivo tecnico e tutto l’armamentario di baggianate trite e ritrite. La maggioranza non è a rischio, la mossa di Tajani è mediatica, cambiare la legge sulla cittadinanza non è nel programma di governo, alla fine Forza Italia non si alleerà con il Pd contro la maggioranza. Intanto però tiene banco il confronto interno al destra-centro (Tajani deve pescare consensi al centro per rafforzarlo, ora che l’asse della coalizione è spostato a destra, e per questo guarda anche ai centristi a sinistra, che non si riconoscono con il Pd di sinistra-sinistra della Schlein), che vede la contrapposizione tra FI e Lega. Come è noto, il Carroccio ha ricordato a Tajani che neanche il padre fondatore del centrodestra e fondatore del suo partito era a favore dello ius scholae, il ministro degli Esteri per tutta risposta ha detto che Berlusconi non va strumentalizzato politicamente (sic!). A un certo punto Tommaso Foti, capogruppo di Fratelli d’Italia, ha ricordato a tutti che nel programma condiviso questi punti non erano presenti e che le priorità degli italiani sono altre. Foti ha puntualizzato che né lo ius scholae, né lo ius soli erano nel programma di governo e che si tratta di un tranello della sinistra “per creare confusione nella maggioranza”. Anche se, va detto, è Tajani, e non la sinistra, ad aver dato il via a tutta la questione. “Ci sia consentito dire una cosa agli alleati: nel programma di governo – ha ribadito Foti – non c’è questo argomento e non c’è neanche nei singoli programmi dei partiti. Gli elettori hanno votato un programma specifico”. Il presidente dei deputati di FdI ha pure citato il governo Monti e l’allora ministro Riccardi, “che ammise che il provvedimento fu evitato perché il Pd temeva di perdere voti”. Foti infine ha ricordato al centrosinistra che “nelle due legislature precedenti lo ius culturae venne approvato alla Camera nel 2015 e poi nel 2017 venne affossato in Senato. Nella passata legislatura, invece, iniziò la discussione sullo ius scholae alla Camera che si arenò con la rottura frontale della maggioranza che sosteneva il governo Draghi”. Con ogni probabilità farebbe la stessa fine, in caso Pd e FI (ma ci sembra uno scenario remoto) lo riproponessero in Parlamento. Intanto però Tajani ha guadagnato le prime pagine, ha smosso tutti dal torpore della calura estiva, ha mandato un segnale alla famiglia Berlusconi, che a quanto pare non è contenta dell’appiattimento di FI sulle posizioni degli alleati di destra. Qualcosa ci dice però che con la riapertura del Parlamento il governo non cambierà rotta, non modificherà le sue priorità e le opposizioni, dal canto loro, si concentreranno sull’azione dell’esecutivo, abbandonando la polemica estiva dello ius scholae. Con buona pace di Tajani.


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