PRIMA PAGINA – A Chicago pioggia di attacchi contro Trump
È stata presentata come una convention, ma assomiglia di più a una gara di tiro al bersaglio. La parola più usata dai democratici, riuniti in conclave a Chicago, è Trump. Kamala Harris è “la migliore” per poter battere “il perdente” Trump. Joe Biden ha scelto di passare così il testimone alla sua vice. “Mettete nello Studio Ovale una procuratrice invece di un condannato”, ha esortato il presidente americano, costretto a ritirarsi dalla corsa alla Casa Bianca proprio dai suoi. Scegliere Kamala, ha rivendicato Biden, “è stata la prima decisione che ho preso quando sono diventato il vostro candidato ed è stata la migliore di tutta la mia carriera”. Hillary Clinton, nel suo intervento di 15 minuti, ha chiesto alla platea di sfondare finalmente “il più alto, il più arduo dei tetti di cristallo”. “Siamo così vicini a romperlo una volta per tutte, questo è il nostro momento America”, ha aggiunto lady Clinton. Duro l’attacco al tycoon, che otto anni fa l’ha battuta largamente alle presidenziali. “Non sorprende che lui stia mentendo sul passato di Kamala, che ironizzi sul suo nome e sulla sua risata, vi ricorda qualcosa? – ha detto – come procuratore, Kamala ha messi in galera assassini e trafficanti di droga. Trump si è addormentato al suo processo”. Anche alla kermesse democratica si è parlato del conflitto in corso a Gaza. Per ottenere il sostegno della sinistra alternativa pro Palestina mobilitata nelle strade di Chicago, la deputata newyorkese Alexandria Ocasio-Cortez ha garantito che Harris “lavora senza sosta per ottenere il cessate il fuoco a Gaza e il rilascio degli ostaggi”. Convinto il suo sostegno alla sostituta in corsa di “Sleepy Joe”: “L’America ha davanti a sé una rara e preziosa opportunità con Kamala Harris, quella di eleggere una presidente che viene dal ceto medio, perché lei capisce l’urgenza dell’affitto, della spesa e delle medicine. Lei è impegnata per i nostri diritti riproduttivi, per i diritti civili e contro l’avidità delle corporation”. L’ex presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, è intenzionato ad assegnare a Elon Musk un incarico nella sua amministrazione, se dovesse vincere le elezioni a novembre. “È un ragazzo molto intelligente. Lo farei sicuramente. È un ragazzo brillante”, ha dichiarato il magnate in un’intervista alla Reuters rilanciata da Politico, rispondendo alla domanda se avesse intenzione di nominare il vulcanico Musk per un ruolo consultivo o una posizione nel gabinetto. Alcune ore dopo, il proprietario di X ha pubblicato sui social media un’immagine generata dall’intelligenza artificiale di se stesso in piedi su un podio attorniato da bandiere americane con la didascalia “Sono disposto a servire”. Alla Cbs, il candidato repubblicano alla presidenza ha assicurato che riconoscerà una sua eventuale sconfitta alle prossime elezioni a patto che i suoi rivali democratici non “imbroglino”. Trump non ha risparmiato pesanti accuse alla sua avversaria democratica: “Il nostro Paese ha bisogno di una persona molto intelligente e non credo che lo sia. Non lo considero un insulto, è un dato di fatto”. C’è l’Iran dietro i cyberattacchi contro le campagne di Donald Trump e Kamala Harris. È questa la conclusione cui sono giunti l’Fbi e altre agenzie di intelligence americana che hanno indagato sugli hackeraggi delle settimane scorse. Le accuse sono state immediatamente respinte da Teheran e bollate come “infondate e prive di fondamento”. In particolare, l’intelligence statunitense ha attribuito agli iraniani sia “attività recentemente segnalate per compromettere la campagna di Trump” sia tentativi “attraverso l’ingegneria social e altri sforzi” di arrivare a individui con accesso diretto alle campagne presidenziali di entrambi i partiti, allo scopo di “influenzare il processo elettorale statunitense”. La missione iraniana presso le Nazioni Unite, ha invitato Washington a diffondere le prove di quanto asserito.
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