Esteri

Putin ordina: via gli ucraini da Kursk entro il 1° ottobre

di Ernesto Ferrante -


Vladimir Putin ha ordinato ai suoi militari di espellere le truppe ucraine dalla regione di Kursk entro il 1° ottobre. Nessun ritiro è previsto dalle aree chiave del Donbass, come Pokrovsk e Toretsk, nell’Ucraina orientale. A riferirlo è stata Rbc-Ucraina, citando una fonte della leadership politico-militare russa.
Le autorità russe hanno confermato la morte di 17 persone a causa dell’incursione ucraina. I feriti sono 140 feriti, 121mila gli sfollati.
Il ministero degli Esteri russo ha convocato l’incaricata d’affari statunitense in Russia, Stephanie Holmes, per protestare ufficialmente contro l’ingresso illegale di giornalisti americani nella regione.
L’azione dei soldati di Zelensky a Kursk, secondo il portavoce della Commissione europea per gli affari esteri Peter Stano, “è solo il risultato e la conseguenza delle azioni illegali di Putin contro l’Ucraina”.
L’esercito russo ha rivendicato la presa della città di New York nella regione di Donetsk, un’importante comunità nell’agglomerato di Toretsk, considerata piattaforma logistica strategica per gli ucraini.
Il presidente Vladimir Putin “è stato molto chiaro”, per lui “qualsiasi colloquio è impossibile dopo l’incursione nella regione di Kursk”. Lo ha dichiarato il ministro degli Esteri russo Sergei Lavrov intervistato da Rossiya-1. “Il presidente ha detto molto chiaramente che dopo gli attacchi o anche le incursioni nella regione di Kursk, qualsiasi colloquio è impossibile. Il presidente ha anche detto una cosa molto importante e cioè che daremo una valutazione di questa situazione in seguito”, ha aggiunto Lavrov. Dopo aver definito inaccettabile per la Russia “la conferenza sull’Ucraina che si è svolta in Svizzera”, il capo della diplomazia russa ha spiegato che anche “il processo Burgenstock è inaccettabile per noi in quanto il suo unico obiettivo è promuovere l’ultimatum sotto il nome di ‘formula Zelensky’”.
Il Parlamento ucraino ha adottato un disegno di legge che prevede la messa al bando della Chiesa ortodossa legata al Patriarcato di Mosca, considerata come uno strumento d’influenza nelle mani del Cremlino. A favore della discussa misura hanno votato 265 deputati, 39 in più del minimo necessario per farla passare.
“Questo è annientamento. L’obiettivo qui era distruggere alla radice la vera Ortodossia canonica”, ha commentato la portavoce del ministero degli Esteri russo, Maria Zakharova, su Telegram.


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