Attualità

Arrestata perché pregava al centro abortivo, assolta e risarcita

di Cristiana Flaminio -


Arrestata, due volte, perché pregava al centro abortivo, è stata non solo assolta e rilasciata ma anche risarcita. È accaduto in Gran Bretagna. Si tratta del caso di Isabel Vaughan-Spruce, tra i leader dei movimenti pro-choice britannici. E risale al mese di novembre del 2022. Quando Isabel Vaughan-Spruce si trovava poco fuori la cosiddetta zona cuscinetto, dove è interdetta ogni manifestazione di sorta, riconosciuta attorno alla Robert Clinic di Birmingham. La donna stava pregando, dunque, nei pressi di un centro abortivo quando le si sono avvicinati alcuni poliziotti locali che l’hanno prima sottoposta a perquisizione e quindi l’hanno arrestata. Pochi mesi dopo, a febbraio ’23, Isabel Vaughan-Spruce è stata assolta da ogni accusa dal momento che è stato riconosciuto che si trovava fuori dalla buffer zone. Ma non è passato molto tempo che i fatti si sono ripetuti. Stessa scena del “crimine”, stessa dinamica. La donna stava in raccoglimento, fuori dalla zona cuscinetto, quando è stata affrontata da un paio di agenti che le hanno chiesto cosa stesse facendo. Alla sua risposta che stava pregando “nella mia testa” per “tutti quelli che soffrono a causa dell’aborto”, le è stato obiettato che ciò “non si può fare” e, pertanto, si è proceduto con un altro fermo. A quel punto, però, Isabel Vaughan-Spruce, assistita dai legali di Alliance Defending Freedom, ha controdenunciato la polizia per gli arresti definiti illegittimi e per la compressione dei suoi diritti umani e civili. A quel punto è scattata un’inchiesta sull’operato della polizia delle West Midlands. Che ha deciso di cavarsi d’impiccio offrendo alla donna un risarcimento da 13mila sterline, pari a circa 15mila euro. Insomma, pregare in silenzio, senza profferire una sola parola, farlo al di là delle zone cuscinetto delle cliniche dove si pratica l’aborto non è reato. Neanche nell’Inghilterra ormai in balia del puritanesimo woke.


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