Il giardino dell’Ospedale Maggiore di Trieste intitolato al dottor Micheletti eroe nella strage di Vergarolla
Questa mattina presso l’Ospedale Maggiore di Trieste è stato omaggiato il medico Geppino Micheletti che nonostante avesse perso nella strage sulla spiaggia di Vergarolla (Pola 18 agosto 1946) due figli, il fratello e la cognata, restò al servizio dell’ospedale di Pola per oltre 24 ore salvando numerose persone rimaste mutilate dall’esplosione.
La strage di Vergarolla, avvenuta il 18 agosto 1946, è uno degli episodi più tragici della storia italiana del dopoguerra, sebbene sia rimasta per molti anni poco conosciuta. Questo evento sanguinoso si verificò sulla spiaggia di Vergarolla, a Pola, città allora parte della Zona B del Territorio Libero di Trieste, sotto l’amministrazione jugoslava. In una domenica estiva, la spiaggia era affollata di famiglie, bambini e bagnanti che partecipavano a una competizione sportiva organizzata dalla società nautica “Pietas Julia”. Poco prima delle 14, una serie di esplosioni devastanti sconvolse la tranquillità della giornata. Le detonazioni provenivano da un deposito di munizioni belliche, residuato della Seconda Guerra Mondiale, che era stato stoccato sulla spiaggia. L’esplosione fu di una violenza inaudita, intere famiglie furono dilaniate, corpi furono proiettati in aria, la scena fu descritta come apocalittica dai sopravvissuti. Il bilancio ufficiale contò circa 70 morti, ma il numero reale delle vittime potrebbe essere stato molto più alto, poiché molti corpi non furono mai identificati.
Le cause dell’esplosione furono subito oggetto di indagini. Sebbene inizialmente si parlò di un incidente, l’ipotesi di un attentato politico divenne sempre più forte con il passare degli anni. Si sospetta che la detonazione fosse un atto deliberato da parte di gruppi jugoslavi con l’obiettivo di intimidire la popolazione italiana e spingerla all’esodo, nel contesto delle tensioni etniche e politiche che seguirono la fine della guerra. L’intenzione, secondo questa teoria, sarebbe stata quella di scoraggiare la permanenza degli italiani in Istria, contribuendo così all’esodo di massa che vide oltre 200.000 italiani abbandonare le proprie terre. Nonostante le varie teorie, la verità sulla strage non è mai stata accertata con assoluta certezza, lasciando un alone di mistero su uno degli episodi più drammatici del confine orientale italiano
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