Esteri

Tensioni in Venezuela, trattenuto il deputato Williams Davila

di Redazione -


di GIUSEPPE MESSINA – Sono ore di attesa quelle che tengono col fiato sospeso la comunità internazionale. Da alcuni giorni il deputato italo-venezuelano Williams Davila è trattenuto dalle autorità in un ospedale di Caracas per via delle condizioni di salute, peggiorare nei giorni di dura prigionia seguite ai disordini scoppiati dopo l’esito delle elezioni dello scorso 27 luglio. A denunciare, da subito, l’arresto degli italiani Williams Davila, ex governatore deputato dell’Assemblea nazionale venezuelana per il partito Azione e Americo de Grazia, ex deputato, simbolo dell’opposizione a Maduro, venezuelano naturalizzato italiano, l’Istituto liberale internazionale Milton Friedman, di cui Dávila fa parte fin dalla sua fondazione. Il Direttore esecutivo Alessandro Bertoldi, ha puntato il dito contro la ferocia del regime di Maduro e chiesto l’intervento ai massimi livelli istituzionali per salvare i connazionali italo-venezuelani scomparsi nel nulla. In stretto contatto con i familiari di Davila, sin dai primi momenti del sequestro, Bertoldi ha lanciato continui appelli per la liberazione dell’ex governatore affetto da gravi patologie e di tutti i prigionieri politici ingiustamente detenuti, in aperta violazione dei diritti umani. Il direttore esecutivo dell’Istituto Friedman ha ringraziato il Presidente del Consiglio Meloni “per aver sposato e sostenuto la battaglia di libertà per Williams e per tutti i dissidenti politici, unitamente a tanti esponenti istituzionali di maggioranza e opposizione, tanti amici dell’Istituto Friedman”. In una not indirizzata al Ministro degli esteri venezuelano Yvan Gil, ha ribadito l’impegno dell’Istituto per la battaglia di democrazia e libertà del Venezuela ed è al lavoro per costruire una coalizione internazionale di liberali per aumentare la pressione contro il regime, a sostegno del presidente eletto Edmundo González. Nel paese sudamericano tra i più ricchi al mondo di petrolio e minerali, i crimini, le violenze e la repressione politica, hanno già causato la migrazione forzata di oltre 7 milioni di venezuelani. Sono circa 650 le violazioni commesse in Venezuela dalle forze di sicurezza governative denunciate all’ufficio del procuratore della Corte penale internazionale dell’Aia. Tra gli episodi documentati ci sono casi di persecuzioni politiche, sparizioni forzate, detenzioni arbitrarie, omicidi, torture, trattamenti crudeli commessi contro cittadini e leader politici di opposizione. Secondo l’Ong Provea, almeno 24 persone sono state uccise durante le proteste e sono state arrestate più di 2.200 persone, molti dei quali italo-venezuelani oppositori di Maduro.
Sono circa 160 mila i connazionali registrati nei due Consolati italiani di Caracas e Maracaibo, la maggior parte dei quali in possesso anche della cittadinanza venezuelana e più di un milione e mezzo i venezuelani con origini italiane e la preoccupazione cresce nel nostro paese tra i tanti cittadini legati da vincoli di parentela per gli sviluppi della crisi politica. Quella di Maduro, è una deriva autoritaria, ma chi è il dittatore sudamericano? Da autista di autobus, Maduro ha un passato da dirigente sindacale. Seguace di Hugo Chávez contrario alla globalizzazione neoliberista ed alla politica estera statunitense, leader del Partito Socialista Unito e vicino a paesi antidemocratici come Iran, Cina e Russia, governa il Venezuela dal 19 novembre 2013. La sua presidenza ha coinciso con una diffusa corruzione, la diminuzione del prezzo del petrolio che ha causato un aumento del crimine, dell’inflazione, della povertà, provocando le proteste di piazza sin dal 2016. Le Nazioni Unite sono intervenute più volte per denunciare la violazione dei diritti umani deliberando nel 2020 una condanna contro Maduro per crimini contro l’umanità e chiesto il processo alla Corte penale internazionale delL’Aja e nel 2022 denunciando violenze contro i minatori, nell’arco minerario dell’Orinoco, regione dove si trovano oro, diamanti, bauxite e petrolio. La comunità internazionale non può più tollerare l’egemonia totalitaria del “sindacalista” Maduro.


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