Editoriale

Repubblica è peggio di Elodie

di Adolfo Spezzaferro -


Il senso della misura è smarrito del tutto, lo diciamo da tempo: la vicenda di Elodie intervistata da Repubblica è soltanto l’ultima polemica montata ad arte per attaccare la maggioranza di centrodestra. Lo ripetiamo ancora una volta, si è perso il senso delle proporzioni. Anche alla luce di come certe baggianate siano ingigantite per pura faziosità. Si consumano continuamente tragedie ridicole scaturite da ovvietà banalissime e sconcertanti rifilate al pubblico come verità assolute e ripetute a vanvera, oppure – peggio ancora – strumentalizzate per attaccare gli avversari politici. Proprio come nel caso di Elodie e delle sue sparate inqualificabili sulle colonne del quotidiano diretto da Molinari. Non sappiamo se è peggio quello che ha detto la cantante, che ha mandato in sollucchero Rep, o se è peggio vederci costretti a parlarne persino noi. Una vicenda che (purtroppo) incarna lo spirito dei tempi e che noi non possiamo ignorare. In sostanza, la cantante ha detto che lei si denuda (nel caso specifico in occasione del servizio fotografico per il calendario Pirelli) come atto politico (arriva proprio come i testicoli del cane, direbbero al bar, forse usando pure parole meno scientifiche). Ma il punto è un altro – sappiamo che da decenni le femministe, le attiviste, le donne impegnate si denudano per protesta, per lanciare slogan scritti sul petto, per ribadire la loro libertà (e sostanzialmente per fare notizia). E fin qui nulla di strano, nulla da obiettare. Elodie afferma che lei si denuda perché il suo corpo la aiuta a raccontare di lei (va benissimo, ci sta), che però parla a sproposito di libertà negate dal governo Meloni (ma quando mai…) e di quanto lei soffra che a fare queste cose brutte e cattive sia proprio una donna. Quando le fanno presente che il tanto da lei detestato esecutivo guidato da una donna di destra (la prima donna premier della storia repubblicana) abbia consenso nel Paese, lei se ne esce così: “Perché c’è paura, quando non capisci il vero problema. Vengo da un quartiere di Roma dove i guai sono talmente tanti che tutto ti spaventa, perché tutto è aggressione. Nasci che sei già aggredito, non c’è un sorriso fuori da casa. E quando le persone vedono personaggi pubblici gridare, comprensibilmente sono d’accordo con loro”. E ancora: “È facile sedurre chi non ha strumenti”, “è doppiamente meschino. È facile. Cosa facciamo, torniamo al matrimonio a 18 anni, dieci figli? Torniamo al fascismo? Diamo soldi per ogni figlio, 400 euro al mese? Cosa vuoi che ti rispondano? La gente nel mio quartiere non arriva a fine mese, che discorso è?”. Non possiamo parlare di populismo perché la cantante (almeno per adesso, ma con la Schlein al Pd tutto è possibile) non fa politica, tuttavia sul bus (dove tante donne sono succinte per via del caldo, senza destare alcuno scandalo) talvolta sentiamo dire cose meno banali.
Però il problema è un altro, facciamo un esempio per spiegarci meglio: provate a immaginare la vita e il successo di un grande campione gladiatore dell’Impero Romano. Ora provate a immaginare un senatore oppure uno storico che chiede il parere del suddetto gladiatore sulla gestione della Res Publica o sull’ultima campagna militare dell’imperatore. Ci riuscite? Bravi, siete molto bravi. Però tutto questo non accadeva. Perché a nessuno veniva in mente di chiedere il parere su certe questioni a un gladiatore o a un musico o a un attore. Saranno stati retrogradi, direte voi. Anzi, rilanciamo: seppure qualcuno chiedeva una cosa del genere a un personaggio pubblico solo perché popolare per la massa, non veniva riportato. Non faceva notizia. Oggi invece siamo all’eccesso opposto, tanto che i politici sono costretti a rispondere a certe disarmanti banalità perché devono difendersi dalle accuse. Ma il peso a quelle parole ridicole glielo diamo tutti noi, a partire dai giornali.


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