Fine vita, cosa dice (realmente) la Santa Sede
Come considerare oggi la sacralità della vita che a volte, nell’epoca frenetica e secolarizzata, tende quasi al vuoto esistenziale? Sembrerebbe quasi non avere più lo stesso valore di un tempo, visto il manifestarsi sempre più spesso di delitti crudeli ed efferati, testimonianza di una esistenza violenta e superficiale dove tutto diventa relativo, compreso il bene primario dell’esistenza umana. Ebbene, in tale contesto quotidiano sicuramente non edificante e caratterizzato da eccessi quasi di onnipotenza da parte dell’umanità, dove il vivere è sì un diritto ma forse non più considerato anche un dono, è proprio su tale tematica delicata e di coscienza che la Chiesa ha provato a fare chiarezza tramite la pubblicazione del glossario Piccolo lessico del fine vita divulgato nei giorni scorsi dal presidente della Pontificia Accademia per la Vita, monsignor Vincenzo Paglia. “La Chiesa invita a riflettere su quanto l’accanimento terapeutico non sia espressione di una medicina a favore del malato”, queste le parole da lui rilasciate ai giornalisti. Inoltre, in politica, su questi temi è necessario raggiungere il più alto consenso comune possibile, tenendo conto delle sensibilità religiose e aggiunge: “Alla Chiesa spetta formare le coscienze, non le leggi”.
Entrando nel merito sicuramente tale testo vuole essere se non una guida perlomeno una indicazione per orientare il fedele su tali tematiche definite, in gergo, di coscienza e sicuramente delicatissime. Verso tale direzione sembrerebbe andare il provvedimento predetto, il quale prova a fare un po’ da bussola ricordando che conferma per le persone più fragili la contrarietà al suicidio assistito ed eutanasia; in difesa del diritto primario e supremo della vita ma, al contempo, con una necessaria valutazione dei trattamenti non proporzionati; maggior cura dei malati; collaborazione tra Chiesa e politica sui temi del fine vita.
Quest’ultimo si può considerare sicuramente un elemento di grossa novità rispetto al passato e anche di concreta apertura. Monsignor Vincenzo Paglia chiarisce alcuni punti del Piccolo lessico del fine vita, glossario composto da ottantotto pagine sulle tematiche ad alta sensibilità etica relative al dibattito sul fine vita: dall’eutanasia e il suicidio assistito, alle cure palliative e la cremazione. In merito l’ecclesiastico specifica si tratti di indicazioni che trovano radici negli ultimi settant’anni di magistero dei Papi e della Chiesa. Papa Francesco ha ribadito nel corso del suo incontro con Monsignor Paglia l’apprezzamento verso il lavoro che la Pontificia Accademia per la Vita sta portando avanti. Certo il tema del fine vita è complesso e la Chiesa ha dalla sua un Magistero ricco, da Pio XII fino ad oggi. La vita va difesa in tutto l’arco dell’esistenza, non solo in alcuni momenti particolari. Va soprattutto difeso il diritto alla vita e in particolare la vita delle persone deboli, per contrastare quella “cultura dello scarto” che si nasconde dietro la pretesa di autosufficienza e autonomia delle donne e degli uomini di oggi. La Chiesa ribadisce la sua assoluta contrarietà verso qualsiasi forma di eutanasia e suicidio assistito ma, la Chiesa stessa, invita a riflettere su quanto l’ostinazione irragionevole (accanimento terapeutico) non sia espressione di una medicina e di cure davvero a misura e a favore della persona malata. La morte è purtroppo una dimensione della vita. È inevitabile. Certo, non dobbiamo mai accorciare la durata della vita, ma neppure ostinarci a voler ostacolare in ogni modo il suo corso. Siamo fragili. Ed ecco, allora, il perché dobbiamo prenderci cura gli uni degli altri. Dobbiamo impegnarci molto di più di quel che normalmente si fa per accompagnare le persone nelle fasi finali della loro esistenza, sapendo che per noi credenti la morte non è l’ultima parola!.
In conclusione vi è comunque il primato irrinunciabile della vita d’altronde, finanche Tolstoj affermava: “Tutta la varietà, tutta la delizia, tutta la bellezza della vita è composta d’ombra e di luce”.
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