Medio Oriente: la Santa Sede media, l’Iran mostra i muscoli, Israele si aspetta più bombe che in aprile
Nonostante la “pausa estiva” mondiale, la diplomazia non si ferma puntando ad un alleggerimento delle posizioni nel contrasto aperto tra Iran e Israele. Telefonata questa mattina fra il Segretario di Stato Vaticano Pietro Parolin e il presidente dell’Iran, Masoud Pezeshkian: “Il cardinale, oltre a congratularsi con il presidente per l’inizio del suo mandato e a trattare temi di comune interesse – fa sapere il Vaticano -, ha espresso la seria preoccupazione della Santa Sede per quanto sta accadendo in Medio Oriente, ribadendo la necessità di evitare in ogni modo che si allarghi il gravissimo conflitto in corso e preferendo invece il dialogo, il negoziato e la pace”.
Ma l’Iran non arretra dai suoi propositi, tutti gli osservatori stimano imminente un attacco al Paese guidato da Benjamin Netanyahu. L’Iran ha “il diritto ad un’appropriata risposta e alla deterrenza” contro Israele dopo l’assassinio a Teheran del leader di Hamas Ismail Haniyeh. E’ quanto ha ribadito il ministro degli Esteri ad interim iraniano Ali Bagheri Kani, che ha avuto un colloquio telefonico con il ministro degli Esteri cinese Wang Yi, secondo quanto riferito dai media di Teheran. Secondo Bagheri, ristabilire la deterrenza con Israele è necessario per assicurare la stabilità regionale.
“Ho sottolineato il diritto legale dell’Iran a rispondere in modo appropriato per garantire la stabilità e la sicurezza nella regione”, ha scritto Bagheri in una serie di post su X, accusando Israele di accrescere la tensione oltre Gaza con le sue azioni in Libano, Yemen e con “l’assassinio del martire Haniyeh a Teheran”.
Il capo della diplomazia ad interim iraniana ha poi sottolineato che con Wang hanno concordato sulla necessità di uno “sforzo collettivo” della comunità internazionale per fermare “l’aggressione del regime israeliano” e stabilire immediatamente un cessate il fuoco a Gaza.
“Il ministro degli Esteri cinese sostiene gli sforzi legali dell’Iran per difendere la sua sovranità, la sua sicurezza e il suo onore e ha espresso il desiderio di mantenere strette relazioni con l’Iran per mantenere la pace e la stabilità nella regione”, ha concluso Bagheri.
In Iran, l’incertezza sembra investire solo l’assetto interno. A soli 11 giorni dalla sua nomina, lascia il vicepresidente iraniano Mohammed Javad Zarif. “Non sono soddisfatto del mio lavoro e mi rammarico di non essere stato in grado di soddisfare le aspettative e attuare adeguatamente i pareri degli esperti dei comitati o mantenere le promesse fatte riguardo all’inclusione di donne, giovani e gruppi etnici”, ha dichiarato il politico su X, lasciando intendere che la selezione dei ministri per il nuovo gabinetto di Pezeshkian è alla base della sua decisione. Zarif ha quindi annunciato l’intenzione di tornare alla sua attività universitaria.
Nominato vicepresidente per gli affari strategici e capo del Consiglio direttivo responsabile della selezione dei candidati per vari ministeri e dipartimenti governativi, Zarif ha lasciato intendere che almeno sette dei 19 ministri nominati non corrispondevano alla sua prima scelta, suggerendo che le decisioni finali sulle nomine ministeriali non si sono allineate con le raccomandazioni del Consiglio. I 19 candidati ministeriali presentati al Parlamento ieri saranno esaminati dalle rispettive commissioni parlamentari prima del voto di fiducia, previsto per il 17 agosto.
Il ritiro di Zarif è la seconda crisi per Pezeshkian da quando ha assunto l’incarico a fine luglio, dopo l’uccisione del leader di Hamas Ismail Haniyeh a Teheran. Braccio destro di Pezeshkian durante la campagna elettorale per le presidenziali, grazie alla sua popolarità Zarif ha giocato un ruolo chiave nella sua vittoria. Ministro degli Esteri dal 2013 al 2021, firmatario dell’accordo sul nucleare iraniano del 2015, Zarif è stato anche una delle figure chiave per Pezeshkian nell’attuazione della sua nuova linea di politica estera.
Sul fronte prettamente militare, Israele non si fa facili illusioni e si prepara per un attacco iraniano più forte rispetto alla notte dei droni dello scorso aprile. A sostenerlo, il canale israeliano ‘Kan’ che cita fonti dell’apparato di sicurezza israeliano che sostengono che “gli iraniani sarebbero determinati ad attaccare il prima possibile con un attacco più forte rispetto a quello di aprile, nonostante nei giorni scorsi si ipotizzava che Teheran stesse facendo marcia indietro di fronte alle pressioni politiche”.
“Non si sa ancora quando avverrà l’attacco iraniano, ma secondo lo scambio di messaggi e minacce tra Iran e Israele, i prossimi giorni saranno estremamente tesi”, sottolinea il canale tv israeliano.
Il motivo del rinvio dell’attacco finora da parte di Teheran sarebbe legato alla necessità di tappare le “falle di sicurezza” scoperte dopo l’assassinio del leader di Hamas, Ismail Haniyeh.
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