Trump, Musk e la nostra identità
Donald Trump annuncia “una grande intervista” con Elon Musk. Su Truth, l’ex presidente americano, che punta al ritorno alla Casa Bianca, afferma che nella notte tra oggi e domani prossimi dialogherà con il patron Tesla. “Lunedì sera farò una grande intervista con Elon Musk. Seguiranno dettagli”, ha scritto Trump. Sicuramente si parlerà di industria dell’auto e del sacrificio che Trump, una volta eletto, chiederà al fondatore di Tesla, azienda di automobili elettriche da 780 miliardi di dollari, in relazione ad un vantaggio enorme per l’economia americana, che potrebbe ricavarsi dalla strage di competitors, dello stesso settore, non americani. Altrettanto sicuramente si parlerà del sondaggio lanciato da Musk sul social media X, risultato della trasformazione di Twitter operata dallo stesso Musk, per chiedere agli elettori di Trump se Tesla debba investire 5 miliardi di dollari nella sua start-up di intelligenza artificiale chiamata xAI. Soprattutto si può immaginare che si parlerà di informazione, visto l’enorme impatto che ha avuto l’operazione X, dopo il suo acquisto da parte di Elon Musk e la fondazione da parte di Trump di un social nuovo di zecca, Truth, dopo che lo stesso Trump, allora presidente degli Stati Uniti d’America, era stato censurato ripetutamente e addirittura bannato dal “vecchio” Twitter. Ad Atreju, la festa politica di Fratelli d’Italia, lo scorso dicembre a Roma, Elon Musk aveva spiegato le ragioni della rivoluzione di X, raccontando che non riteneva accettabile la gestione di Jack Dorsey che rappresentava il megafono esclusivo e militante dei gendarmi del politicamente corretto: un esercito composto da giornalisti, politici, manager e opinion maker veri o presunti, tutti accomunati dalla devozione all’ideologia woke e dalla cancel culture. Dunque si parlerà di libertà e di verità, i capisaldi del pensiero conservatore e liberale, così minacciato oggi della moltiplicazione dei conflitti globali nonché, infine, di identità, il tema più sensibile per questo giornale, di fronte alla sfida titanica dell’intelligenza artificiale che solo per la sua complessità tecnica può sfuggire al controllo e mettere in crisi la coscienza umana. L’investimento proposto al pubblico dei potenziali sottoscrittori americani è nell’ordine dei 5 miliardi di dollari ed il confronto con le possibilità del mercato
nazionale italiano, di per sé, pone un problema identitario. Potremmo infatti confrontare in concreto, ciò che in astratto è il rapporto uomo – macchina, di cui si parlava in occidente già nel secolo XIX. Oggi abbiamo l’uomo reale, italiano, di fronte alla “macchina” del capitalismo americano, che Trump vuole “Great again” e alla tecnologia infinitamente superiore che quel paese riesce a sviluppare. Se il novecento ha visto uomini italiani competere sullo stesso mercato con multinazionali americane con mezzi grandemente superiori, se in Italia c’erano le condizioni per l’emersione di uomini come Olivetti, Mattei, Agnelli, Augusta, Berlusconi, oggi difficilmente chi nasce nel nostro paese potrebbe creare valore e ricchezza come in America. La risposta può essere solo un nuovo umanesimo, conservatore e liberale, che deve creare le condizioni per un Elon Musk italiano, un Atreju dell’industria, che possa inventare un prodotto competitivo come l’intelligenza artificiale americana.
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