A Scilla la foresta di corallo nero più estesa al mondo
Con ben 60 siti Unesco, il Belpaese è noto in tutto il mondo per la ricchezza e la promiscuità del suo immenso patrimonio storico-artistico, tuttavia l’appeal della nostra Penisola si deve anche alla biodiversità ambientale che ne contraddistingue le diverse aree. L’enorme tratto costiero che da nord a sud la cinge e la caratterizza per oltre 7900 chilometri costituisce, infatti, non solo un paradiso per chi, nella stagione estiva e non solo, è in cerca di relax al fresco delle sue infinite e suggestive calette, ma anche per quanti apprezzano la bellezza dei suoi incantevoli fondali marini. Benchè poco noto, in Calabria, gli amanti dello snorkeling possono ammirare scenari davvero inusuali e sensazionali, che rimandano ai paesaggi subaquei dei mari tropicali. Tra questi possiamo sicuramente annoverare gli incantevoli fondali rocciosi di Scilla, splendida località in provincia di Reggio Calabria affacciata sulla splendida Costa Viola ed entrata nella leggenda già dai tempi antichi, grazie alle citazioni che ne fa Omero nel libro XII dell’Odissea. Il mito secondo cui Scilla“colei che dilania”, era una bellissima ninfa trasformata per gelosia dalla maga Circe in una creatura mostruosa che spaventava coloro che ardivano transitare nello Stretto di Messina, nacque per dar corpo ai timori reali dei marinai che attraversavano quel tratto di mare in ragione della presenza di correnti e vortici pericolosi. Benchè poco noto, i fondali rocciosi di questo incantevole borgo marinaro custodiscono la foresta di corallo nero più estesa al mondo. A documentarne la presenza è stato “Rov”, un robot sottomarino che ha individuato tra i 50 e i 110 metri di profondità ben 30.000 colonie di corallo nero. Il robot equipaggiato per osservare campioni fino a 400 metri di profondità, oltre alla presenza di varie specie di coralli, gorgonie, alcionari, durante la sua missione ha individuato anche tante rare specie marine, fra cui molti invertebrati. Altre 5 colonie di un’altra rarissima specie di corallo nero “Antipathes dicotoma” sono state poi rinvenute per la prima volta nel Golfo di Lamezia, a circa 150 metri di profondità: un risultato eccezionale se si considera che, a livello mondiale, sono stati raccolti e studiati solo cinque esemplari di questo coralligeno, l’ultimo dei quali, individuato nel 1946 nel Golfo di Napoli e donato al Museo dell’Università di Harvard. La ricchezza di questo tratto di mare proviene dalla vicinanza con lo Stretto di Messina, che con il suo costante ricambio d’acqua e il differente livello di salinità porta variegate sostanze nutrienti alla base della ricca biodiversità.
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