Cinema

Lo sposo indeciso nella gioia e nel dolore

di Riccardo Manfredelli -


Sono così tanti che alla fine ho smesso di contare i matrimoni Vip che si sono celebrati quest’estate: vero è che questo diffuso profumo di fiori d’arancio conferisce l’atmosfera giusta alla visione de “Lo sposo indeciso”, che avevo perso all’uscita in sala esattamente un anno fa e che si può recuperare on-demand su Netflix.
Ne sono protagonisti Gianmarco Tognazzi e Ilenia Pastorelli, che tornano a condividere il set quattro anni dopo il primo film della trilogia “Non ci resta che il crimine”, nei panni dei promessi sposi Gianni e Samantha. Lui è uno stimato professore di Filosofia Morale, noto soprattutto per le sue posizioni anti-clericali; lei è una donna del popolo che lavora all’Università come addetta alle pulizie. Nonostante provengano da due estrazioni culturali, sociali ed economiche a dir bene opposte, tra i due è amore a prima vista: in soli sei mesi decidono di sposarsi.
“Lo sposo indeciso” si gioca su tutto un sistema di imprevisti, tra superstizione e magia nera, che funestano il giorno del matrimonio tra Gianni e Samantha e rendono il racconto nella sua interezza assolutamente godibile e divertente; merito anche della naturalezza con cui tutti i componenti del cast aderiscono ai rispettivi personaggi.
A ben guardare, solo il finale si discosta in maniera più decisa dall’humus generale che caratterizza il film: il regista, Giorgio Amato, si serve per il resto dell’arma della leggerezza per provare ad instillare nello spettatore una qualche riflessione su temi esistenziali; l’imperituro dibattito tra Scienza e Fede, il continuo e spesso indistinguibile intrecciarsi di Gioia e Dolore: la “Chiesa della Flagellazione” di Casal de’ Pazzi, set privilegiato – anzi unico – del racconto, diventa a un certo punto un crocevia, terreno di scontro tra una wedding planner sull’orlo di una crisi di nervi e un funeral planner per cui ogni occasione e contesto sono buoni per provare a battere cassa.
E infine, una domanda: quanto sono incrollabili i principi in cui crediamo? Quanto siamo disposti a metterci in discussione, andando oltre la soglia delle nostre certezze? “Lo sposo indeciso” suggerisce “poco” e, anzi, sembra addirittura pessimista rispetto alle possibilità che ognuno di noi ha di cambiare il proprio destino, anche “di classe”, tant’è vero che alla fine Samantha finisce sposata al suo primo amore, un macellaio, figlio della Roma “popolare” come lei.
Allora è forse vero quello che tempo fa mi diceva una lettrice? “La prima fortuna della vita è dove nasci.” Forse non del tutto, altrimenti oggi non sarei qui. Qualche volta gli “ascensori sociali” funzionano ancora. Ce lo ricorda l’iperbole della stessa Pastorelli, attrice “per necessità”, David di Donatello come Miglior Attrice Protagonista alla prima candidatura nel 2016, riassumibile in un aneddoto a proposito del suo primo provino che mi fa ridere sempre come la prima volta: «Arrivai a casa da mamma e le dissi: “Mà, il regista dice che non so piagne”. E lei mi fa: “Figlia mia: c’avemo le bollette, il mutuo…Com’è possibile che non te viè da piagne?”».


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