Cinema

Non andate a vederlo, è una “trappola”

di Martina Melli -


M. Night Shyamalan ritorna sugli schermi con Trap, un thriller che promette tanto e mantiene poco (e male). Peccato perché la premessa era avvincente: il giovane padre Cooper/Josh Hartnett
(di giorno padre premuroso, di notte serial killer che fa a pezzi le sue vittime) accompagna la figlia adolescente al concerto della popstar simil Ariana Grande, Lady Raven.
I federali vengono a sapere che il killer (soprannominato con originalità “il macellaio”) sarà al concerto. Organizzano dunque una gigantesca caccia all’uomo. Nonostante non ne conoscano il volto, sanno che è lì e che, in teoria, non avrà scampo. Scoperta la trappola, Cooper comincia a improvvisare modi per sfuggire ai controlli del Fbi. Tutto gli va incredibilmente liscio: riesce a fare qualsiasi cosa con una facilità esagerata, si muove senza ostacoli, inganna tutti, si infiltra ovunque, e questo è il primo elemento che rende il film poco credibile.
Josh Hartnett è bravissimo a passare, in una sola sequenza, dall’affettuosità di padre goffo e amorevole alla pura psicopatia. Il suo personaggio è destabilizzante (anche perché lui è sempre bellissimo e altissimo) e i suoi sorrisi, o meglio ghigni, sono TERRIFICANTI.
Shyamalan è molto amato nel mondo del cinema nonostante una carriera caratterizzata da molti alti e bassi. Dopo aver riacceso le speranze con Split, il regista ha deluso con i successivi Glass del 2019, Old (2021) e Bussano alla porta del 2023. Con Trap si sperava in un ritorno alle origini del Sesto Senso e invece il risultato è quasi imbarazzante. Il film non riesce a mantenere la tensione: la suspense non cresce a causa di situazioni affrettate, dialoghi sconnessi ed espedienti narrativi sempre più ridicoli man mano che la trama si sviluppa. A peggiorare il tutto anche un nepotismo ingiustificato nei confronti della figlia del regista, la giovane cantante Saleka che interpreta Lady Raven.
La ragazza infatti firma le canzoni originali del film (che non sono neanche male, una sorta di goth etereo alimentato da voce roca e ritmo propulsivo) e sfrutta la bella vetrina per emergere anche come attrice.
Aiutare la figlia a mettere piede nell’industria cinematografica sembra un un retroscena molto più convincente per l’esistenza di Trap rispetto all’idea nonché allo slogan promozionale con cui Shyamalan l’ha presentato: “E se Il silenzio degli innocenti avvenisse durante un concerto di Taylor Swift?”.
Trap avrebbe potuto essere un buon film, un thriller psicologico avvincente, ma si trasforma in fretta in un pasticcio privo di tensione.
Le dinamiche sono spesso surreali, la trama si sviluppa in modo confuso e incoerente e i dialoghi (forse anche per colpa del decaduto doppiaggio italiano) sono propri stupidi.


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