L’Iran riflette sulla risposta a Israele ma Hezbollah è pronta
L’Iran attribuisce all’Onu la mancanza di alternative all’opzione militare. A causa della non assunzione di iniziative da parte del Consiglio di Sicurezza, l’Iran ha il “diritto intrinseco” di difendersi da Israele “nel momento opportuno”, per l’uccisione dell’ex leader politico di Hamas, Ismail Haniyeh. Lo ha affermato il ministro degli Esteri iraniano ad interim, Ali Bagheri Kani, durante il vertice dell’Organizzazione della Cooperazione islamica (Oic), tenutosi martedì a Gedda in Arabia Saudita.
Il ministro ha anche accusato gli Stati Uniti e alcuni Paesi europei di voler mantenere l’instabilità in Medio Oriente, durante l’incontro con il segretario generale dell’Organizzazione per la cooperazione islamica (OIC), Hissein Brahim Taha.
Secondo Iran International, canale televisivo in lingua Farsi con sede a Londra, il presidente iraniano Masoud Pezeshkian avrebbe chiesto alla Guida suprema, Ali Khamenei, di evitare un “attacco diretto” contro lo Stato ebraico, temendo che un’escalation potrebbe portare Tel Aviv a devastare infrastrutture e obiettivi energetici e a paralizzare l’economia nazionale, facendo lievitare il malcontento popolare.
Per la rivista statunitense Politico, che chiama in causa funzionari americani, Washington ha inviato messaggi alla Repubblica islamica dell’Iran, tramite vari intermediari, per rimodulare e ricalibrare l’eventuale ritorsione armata: “I funzionari hanno detto che prevedono una sorta di risposta iraniana all’uccisione di Haniyeh, ma che Teheran sembra essersi ricalibrata e gli Stati Uniti non si aspettano un attacco imminente contro Israele”.
Diversa sembra essere, invece, la posizione di Hezbollah. Stando a quanto riferito dalla Cnn, sulla base di informazioni di intelligence, il gruppo sciita libanese guidato da Hassan Nasrallah, avrebbe già effettuato alcuni, ma non tutti, i preparativi previsti per un attacco su larga scala contro Israele.
Le parole del ministro delle Finanze israeliano, Bezalel Smotrich, che nei giorni scorsi ha definito “giustificato e morale” affamare due milioni di persone nella Striscia di Gaza per ottenere il rilascio degli ostaggi israeliani, hanno scatenato un’autentica bufera.
Il ministero degli Esteri palestinese ha chiesto alla Corte penale internazionale dell’Aia (Cpi) di spiccare un mandato di arresto contro Smotrich. “Le dichiarazioni di Smotrich sono un’esplicita ammissione di adozione della politica di genocidio”, si legge nel comunicato diffuso dal ministero.
“Siamo sconvolti da questi commenti e ribadiamo che questa retorica è dannosa e inquietante”, ha affermato un portavoce del Dipartimento di Stato americano al quotidiano israeliano Times of Israel. Il presidente degli Stati Uniti Joe Biden e il segretario di Stato americano Antony Blinken hanno più volte sottolineato “la necessità di porre fine alla crisi umanitaria a Gaza, rimuovere qualsiasi ostacolo al flusso di aiuti e ripristinare i servizi di base per chi è nel bisogno”, prosegue il rappresentante Usa.
Condanna anche da parte dell’Alto rappresentante per la politica estera dell’Ue, Josep Borrell.
“L’affamamento deliberato di civili è un crimine di guerra”, ha detto il capo della diplomazia europea in una nota, sottolineando che le esternazioni di Smotrich “sono più che ignominiose” e “dimostrano, ancora una volta, il suo disprezzo per il diritto internazionale e per i principi fondamentali dell’umanità”.
Borrell ha invitato il governo di Benjamin Netanyahu a “prendere inequivocabilmente le distanze” dall’uscita del ministro delle Finanze ultranazionalista e a far luce sui presunti casi di tortura nella prigione di Sde Teiman.
Borrell ha inoltre ricordato l’appello dell’Ue affinché Israele applichi le risoluzioni delle Nazioni Unite e gli ordini vincolanti della Corte internazionale di Giustizia, consentendo l’accesso umanitario senza ostacoli alla Striscia, “anche per centinaia di migliaia di bambini che vivono in condizioni estremamente difficili e sono esposti alla fame e alle malattie a Gaza”.
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