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Insabbiamenti, appalti e mafia: indagato l’ex procuratore Pignatone

di Domenico Pecile -


L’ex procuratore aggiunto di Palermo, poi procuratore a Reggio Calabria e Roma, Giuseppe Pignatone, risulta indagato dalla Procura di Caltanissetta. Al centro dell’inchiesta giudiziaria c’è il presunto insabbiamento dell’indagine su mafia e appalti, aperta a Palermo nel 1992. Un’indagine, quella, sulla quale si era concentrata anche l’attenzione di Paolo Borsellino. In particolare, l’interesse degli inquirenti si era concentrato sui rapporti tra gli imprenditori mafiosi Nino e Salvatore Buscemi e il Gruppo Ferruzzi guidato da Raul Gardini. Con Pignatone risultano indagati, per favoreggiamento alla mafia, anche l’ex sostituto procuratore a Palermo, Gioacchino Natoli, e il generale della Guardia di Finanza, Stefano Screpanti. Lo scorso 5 luglio anche l’ex Pm Natoli era stato convocato in procura per essere interrogato, ma si era avvalso della facoltà di non rispondere, riservandosi di chiedere alla Procura un successivo interrogatorio in cui fornire “ogni utile chiarimento”. Stando ai magistrati di Caltanissetta avrebbe aiutato a sfuggire alle indagini alcuni imprenditori mafiosi, avrebbe chiesto l’archiviazione di un filone d’indagine dell’inchiesta mafia-appalti e disposto la distruzione di bobine con intercettazioni rilevanti. Anche il generale Screpanti è stato interrogato e ha risposto alle domande dei pm. Pignatone, che presiede il Tribunale del Vaticano, si è recato ieri mattina in tribunale per essere interrogato. L’ipotesi di reato è favoreggiamento alla mafia commesso secondo l’accusa dallo stesso Pignatone in concorso con l’ex procuratore Pietro Giammanco (mancato nel 2018 e considerato “istigatore della condotta”). La Procura siciliana ha indagato sulle infiltrazioni di Cosa nostra nelle cave di marmo in Toscana, di cui Natoli chiese e ottenne l’archiviazione nel giugno del 1992. Come accennato, 32 anni fa tra gli indagati c’erano Antonio Buscemi e Francesco Bonura, mafiosi palermitani vicini a Totò Riina poi diventati soci del Gruppo Ferruzzi. Infine, secondo l’accusa Pignatone, Natoli, Giammarco e Screpanti con diverse modalità avrebbero aiutato i sospettati a “eludere le investigazioni” svolgendo una “indagine apparente” e la richiesta di intercettazioni telefoniche aveva riguardato “un brevissimo lasso di tempo”.


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